confuto non già l’analisi […] con la quale il Cartesio perviene al suo primo
vero. Io l’appruovo, e l’appruovo tanto, che dico anche i Sosî di Plauto, posti
in dubbio di ogni cosa da Mercurio, come da un genio fallace, acquetarsi a
quello ‘
sed quom cogito, equidem sum
16
.
Nel dibattito sull’interpretazione del
cogito
cartesiano come intui-
zione del nesso fra pensiero ed essere piuttosto che come atto intro-
spettivo o coscienza, Vico si schiera dunque sul secondo versante, pri-
vando così tanto il
cogito
, quanto la coscienza stessa di ogni possibile
carattere metafisico e fondativo
17
.
In particolare, la critica vichiana, nel
De antiquissima
e negli scritti
ad esso connessi, si articola lungo quattro direzioni: la percezione chia-
ra e distinta non può esser criterio né del
cogito
, né di qualsiasi altro
primo vero; la percezione chiara e distinta confonde l’
intelligere
divino
con la
cogitatio
dell’uomo; la teoria cartesiana del dubbio metodico non
tiene conto (accanto alla differenza) della concatenazione nell’uomo di
res cogitans
e
res extensa
; la speculazione metafisica che sottende tale
teoria si appoggia su una nozione di sostanza male interpretata la cui
rettifica comporta una radicale revisione dei concetti di mente e corpo.
Al di là dello svolgimento impresso da Vico alla propria materia, i
primi due elementi di questo schema impostano l’aspetto propriamen-
te negativo dell’indagine sul
cogito
cartesiano; il terzo e il quarto con-
sentono invece di individuare (sebbene con una certa approssimazione
LA ‘NATURA INTEGRALE’ DELL’UOMO
97
16
Risposta del signor Giambattista Vico nella quale si sciolgono tre opposizioni
…,
[d’ora in avanti:
Risp. I
], in I
D
.,
Opere filosofiche
[d’ora in avanti
OF
], a cura di P.
Cristofolini, Firenze, 1971, p. 135; a queste parole il recensore ribatterà che, stante l’at-
teggiamento di Vico nei confronti dell’analisi cartesiana, «potremo noi rettamente
argomentare che esso [Vico] non confuta l’analisi del Cartesio, ma però la biasima; che
esso l’approva, ma però la riprova» (
Secondo articolo del «Giornale de’ letterati
d’Italia»
, in I
D
.,
Le Orazioni inaugurali. Il De italorum sapientia e le Polemiche
, a cura
di G. Gentile e F. Nicolini, Bari, 1914, pp. 223-238, cfr. p. 232).
17
Per un inquadramento storico della questione con specifico riferimento alla
Napoli del Settecento rimando allo scritto di M. T. M
ARCIALIS
,
Il
cogito
e la coscienza.
Letture cartesiane nella Napoli settecentesca
, in «Rivista di storia della filosofia» LI
(1996), pp. 581-612. La Marcialis così riassume la radice, tutta interna al pensiero car-
tesiano, della possibile duplice interpretazione del
Je pense je suis
: «quello che impor-
ta […] è la complessità delle caratterizzazioni della conoscenza del
cogito
[in Cartesio],
quale che sia la sua derivazione: che è conoscenza ‘vista’ ma anche ‘sentita’, esempio di
conoscenza intuitiva ma anche oggetto di elaborazione da parte dello spirito, coscien-
za, quindi, ma anche intuizione» (ivi, pp. 585-586).
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