terminologica) cosa debba intendersi, nella metafisica vichiana giovani-
le, con l’idea di ‘coscienza’ e come, anche grazie al dialogo col cartesia-
nesimo, si possa risalire a una sia pur limitata cognizione dell’architet-
tura metafisica delle cose. Nella mia esposizione seguirò l’andamento
delineato da questo prospetto, cominciando quindi da una rapida ana-
lisi della discussione vichiana del concetto di comprensione chiara e
distinta e proseguendo poi con la determinazione di una possibile teo-
ria della coscienza così come essa viene adombrata dalle riflessioni di
Vico. Infine, cercherò di accennare ad alcune ricadute di tali riflessioni
nella definizione vichiana delle nostre facoltà conoscitive.
3. La «mente divina», secondo Vico,
vede le cose al sole della sua verità, il che equivale a dire che, nel vedere una
cosa, conosce insieme alla cosa che vede tutte le infinite altre. La mente uma-
na, quando conosce distintamente una cosa [
quum distincte rem cognoscit
], la
vede come di notte alla luce di una lampada: mentre vede quelle cose, esclude
dalla sua vista gli oggetti che la circondano
18
.
La conoscenza di Dio è dunque per Vico un sapere che comprende
intimamente quel medesimo infinito ch’egli ha creato; il pensare chia-
ro e distinto dell’uomo corrisponde al contrario ad un processo di
determinazione che, appunto per il fatto di caratterizzarsi come regola
di definizione, circoscrive l’oggetto conoscitivo rispetto ai suoi possibi-
li rapporti e manifesta perciò, prima di tutto, l’insufficienza del proprio
stesso andamento: «conoscere distintamente [
distincte cognoscere
] […]
significa conoscere i confini delle cose [
cognoscere fines rerum
19
.
La scienza, a parere Vico, consiste nella conoscenza delle cause
attraverso le quali gli enti sono prodotti; più esattamente,
la scienza è la conoscenza del genere o del modo [
cognitio generis, seu modi
]
in cui le cose si fanno e, tramite questa, quando la mente conosce il modo fa
la cosa perché ne compone [
componit
] gli elementi
20
.
GERI CERCHIAI
98
18
De ant
., p. 79; cfr. anche p. 127: «se si confida nell’idea chiara e distinta della
mente per analizzare una cosa, s’incorre facilmente in errore e spesso si crederà di aver
penetrato distintamente le cose quando invece le si è solo conosciute confusamente,
perché non si è giunti a tutte le caratteristiche che differenziano quella cosa dalle altre».
19
Ivi, p. 79.
20
Ivi, p. 17.
1...,88,89,90,91,92,93,94,95,96,97 99,100,101,102,103,104,105,106,107,108,...196