L’essenziale principio della conversione fra vero e fatto viene per-
tanto connesso con una più tradizionale immagine della scienza come
scire per causas
, ed è precisamente la congiunzione delle due compo-
nenti che permette a Vico sia di rifiutare l’autoevidenza fondativa del
cogito
, sia di definire, per il momento
in negativo
, cosa diversifichi
scienza e coscienza. In primo luogo, infatti, Vico scrive che:
dalle cose delle quali si è fin qui discusso è del tutto lecito concludere che cri-
terio e regola del vero consistono nell’aver fatto quel vero; quindi l’idea chia-
ra e distinta che noi abbiamo della mente [
ac proinde nostra clara, ac distincta
mentis idea
] non può essere criterio non solo delle altre verità ma neanche
della mente stessa, perché nell’atto di conoscersi la mente non si fa e, non
facendosi, ignora il genere o modo in cui si conosce
21
.
D’altra parte, e quanto al secondo aspetto, se conoscere significa,
come si è visto, «possedere il genere o la forma con la quale una cosa
viene ad essere», si può affermare che abbiamo «solo coscienza [
con-
scientia
] delle cose delle quali non siamo in grado di dimostrare il gene-
re o la forma»
22
. In tal senso, quindi, il
cogito
è per Vico «coscienza non
scienza» dell’essere: esso, a questo livello, dev’essere cioè considerato
come un
segno
, un
indizio
o un
sintomo
«del mio esser mente»
23
, non la
chiave per una più alta comprensione del pensiero:
dico che quel
cogito
è segno indubbitato del mio essere; ma, non essendo
cagion del mio essere, non m’induce scienza dell’essere
24
.
Perciò, «per quanto lo scettico sia consapevole di pensare [
conscius
sit Scepticus se cogitare
], pure», secondo Vico, ha ragione d’ignorare «il
modo in cui il pensiero si forma»
25
.
LA ‘NATURA INTEGRALE’ DELL’UOMO
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21
Ivi, p. 27. E nella
Seconda risposta
Vico afferma: «Il criterio della ‘chiara e distin-
ta percezione’ non mi assicura della cognizion scientifica, perché usato nelle fisiche e
nelle agibili cose, non mi dà una verità dell’istessa forza che mi dà nelle matematiche.
Il criterio del far ciò che si conosce me ne dà la differenza; perché nelle matematiche
conosco il vero col farlo: nelle fisiche e nelle altre va la cosa altrimenti» (
Risposta di
Giambattista Vico all’articolo X…
, in
OF
, p. 156; d’ora in avanti
Risp. II
).
22
De ant
., p. 35.
23
Ivi, p. 37.
24
Risp. I
, p. 135.
25
De ant
., p. 35.
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