FULVIO TESSITORE
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vanza che nella storia degli studi sul pensiero politico italiano tra Sette e
Ottocento occupa questo nuovo libro di una studiosa autorevole, ben
nota per lavori egregi, in particolare sulla filosofia politica tedesca da
Fichte a von Baader, con sullo sfondo Kant e Hegel, e assai solleciti della
valenza ‘pratica’ di tale filosofia, anche in ragione di un altro interesse
della De Pascale, ossia quello che si puo definire il problema della
Bildung
nel ‘neo-umanesimo’ e nel romanticismo tedeschi. Né mancano
sulla tavolozza dell’Autrice i ‘colori’ per illustrare alcune figure della filo-
sofia italiana, anche qui tra Sette ed Ottocento. A questo interesse si rife-
risce il libro che sto discutendo, che rappresenta un primo, più esteso
studio del mondo italiano dinanzi a quello tedesco, più largamente arato.
Ciò mi offre lo spunto per una prima osservazione volta a sottolinea-
re l’importanza di questo libro, che, non a caso, d’intesa con l’Amico
Cacciatore, ho voluto comparisse nella nostra Collana degli «Studi
vichiani», ormai giunta alla soglia dei cinquanta volumi. Questo della
De Pascale porta il n. 49. È un esempio, mi si lasci dirlo, di una conce-
zione tutta storicistica e piovaniana del modo d’intendere il lavoro di
organizzazione e promozione della ricerca scientifica, assai spesso molto
polemico – con le cose e non con le parole – verso gusti e costumi, sia
italiani sia napoletani, molto preoccupati della notorietà e della spetta-
colarità, chiamate a fare aggio sul rigore della ricerca e sull’onestà intel-
lettuale degli studi. Qualcosa che noi, piovaniamente, qui a Napoli, con-
sideriamo quanto di peggio si possa fare, quanto di più offensivo si
possa concepire nella società delle lettere. Noi qui siamo su tutt’altra
lunghezza d’onde, perfino poco attenti alle fortune effimere, pubblicita-
rie e mercantili, dei nostri lavori, perché interessati a rispettare, con
tenacia, il principio che le tradizioni non si spezzano ma si continuano
con la dinamicità, progredente ed arricchente, che è delle scuole serie,
quelle che per affermarsi non hanno bisogno di accendere riflettori, i
quali, talvolta, più o meno presto, bruciano, impietosamente mostrando
lineamenti incapaci di sopportarli senza patire scottature e bruciature.
Non a caso, dunque, Carla De Pascale, che proviene da un’altra scuola
di rigore e probità, quella di Claudio Cesa, amico carissimo e compagno
di strada, lavora con noi e non da oggi e pubblica con noi e non da oggi.
In questa luce torno a quanto voglio dire con la mia breve presentazio-
ne di questo nuovo libro ‘napoletano’, precisando che quanto ho fin qui
detto non è divagante rispetto a questa presentazione.
Carla De Pascale non è preoccupata né di mostrare né di smentire il
carattere ‘provinciale’ delle culture italiane, in questo caso napoletana e
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