FULVIO TESSITORE
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Lontana da tutto ciò, per gusto culturale prima ancora che storio-
grafico, la De Pascale descrive i percorsi delle diverse filosofie di Paga-
no e Romagnosi, nelle quali individua un comune interesse, che è il
contributo arrecato a quel carattere da ritenere proprio della nostra
filosofia tra Sette ed Ottocento e dopo: il carattere della
filosofia civile
ignara di ‘innesti’ piu o meno riusciti, pescati da provinciali nella evo-
luta filosofia europea, collocati ai margini dell’Europa civile. Di questa,
al contrario, furono cittadini Pagano e Romagnosi, e lo furono, capaci di
«lavorare in proprio», alla ricerca di quanto potesse configurare una
filosofia dell’effettività delle leggi, indispensabile per la edificazione del
nuovo Stato italiano, preoccupazione nella quale nulla c’è di primati veri
o presunti. Sarebbe stato facile alla studiosa di Fichte e del mondo tede-
sco di primo Ottocento scorgere quanta originale attenzione per la
‘Natur der Sache’ è riscontrabile in personaggi come Pagano e
Romagnosi, inseribili, senza eccessiva forzatura cronologica, in quel
Spätnaturrecht
(proprio della
Spätaufklarung
), che mirava ad interpreta-
re la storia, attraverso la storia della legislazione, per darne la ‘razionali-
tà’ grazie all’effettività delle leggi che la ordinano, per tanti versi con
intenti non diversi da quelli di Cuoco ‘storicista’, come non furono
Pagano e Romagnosi. Ma ciò puo capirlo chi, come la De Pascale, può
lavorare con la consapevolezza della ricchezza della circolazione delle
idee, mai da impoverire in confini scolastici, magari anche rumorosi e
fortunati. Per tutto questo, ed altro ancora, il libro della De Pascale è un
libro importante, che fa pensare ed apre nuove possibilita di ricerca.
F
ULVIO
T
ESSITORE
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Sono grata ai colleghi che hanno dedicato tempo e attenzione a que-
sto mio lavoro. Nel corso di studi rivolti prevalentemente a grandi figu-
re del pensiero europeo, e in un periodo nel quale la cultura italiana si
trova sempre più di frequente ai margini del dibattito teorico-politico,
ho avvertito la necessità di tornare a riflettere su alcuni momenti signi-
ficativi della nostra storia nazionale. Di tornare al tempo in cui il pen-
siero italiano, a partire dai maggiori esponenti dell’illuminismo meri-
dionale, seppe farsi portatore di idee e promotore di progetti dalla im-
mediata risonanza nella cultura europea. Ne nacque uno scambio fe-
condo e un solido intreccio dei propri con gli altrui saperi.