Oggi non si può dire che questa tradizione di pensiero – fatta natu-
ralmente eccezione per gli studi specialistici, che proseguono senza
incertezze nel loro lavoro e puntano a obiettivi specifici – sia al centro
dell’interesse del pubblico colto. Basta un rapido sguardo all’elenco
delle pubblicazioni relative ai secoli XVIII e XIX, per constatare l’esi-
gua attenzione riservata al pensiero politico italiano coevo. Eppure non
è detto che una più viva consapevolezza dei risultati che esso seppe rag-
giungere non possa rappresentare un contributo per tornare ad esami-
nare, con vista più acuta e certo da una diversa prospettiva, problemi
invero ancora oggi urgenti, ma del cui senso non abbiamo sempre esat-
ta percezione, e la cui portata e peso specifico non riusciamo più bene
a valutare, magari perché pensiamo che si tratti di tematiche superate,
non al passo con i nuovi tempi. Inoltre, anche in vista di quella forma-
zione delle giovani generazioni che in molti considerano una strada
obbligata per uscire dalla crisi attuale, può essere di qualche utilità tor-
nare a ragionare sulle elaborazioni teoriche che legano in una ideale
linea di continuità la filosofia italiana del Settecento, a partire da Vico,
e gli esiti maggiori della scienza politica e giuridica dell’età dei Lumi
con le punte più avanzate della cultura politica risorgimentale e unita-
ria. Nel mio volume si trovano solo i prodromi di quest’ultima parte e
se queste brevi righe debbono intendersi anche come una sorta di
bilancio del lavoro compiuto ma insieme anche una stima di quello che
sarebbe ancora da svolgere, allora occorre segnalare la necessità di pro-
seguire l’indagine, non solo per tornare a mettere l’accento sulla ric-
chezza di proposte teoriche che da Cattaneo, a Ferrari, a Mazzini, furo-
no via via avanzate in età risorgimentale, ma anche per arrivare a com-
prendere come a una simile esuberanza di proposte teoriche non abbia
corrisposto, nell’Italia della seconda metà del secolo, una pratica poli-
tica capace di conferire a tale progettualità la dovuta concretezza e di
portare a vero compimento il disegno unitario.
I colleghi hanno già esposto, nella maniera più esauriente, i conte-
nuti e le finalità di questo studio. A me non resta – ma solo per non sot-
trarmi a un compito che assolvo con piacere – che ribadire l’intento
principale della ricerca, quello di individuare le costanti di una filoso-
fia civile che è emersa e si è affermata precocemente nella cultura ita-
liana ed è proseguita nel suo impegno ben oltre i limiti cronologici
entro i quali si svolge la presente ricerca. All’interno del quadro cui essa
fa da cornice, il tema di maggiore rilevanza è il largo spazio assegnato
ai diritti, non tanto e non solo quali eredi di quei diritti naturali già teo-
NOTE SU
FILOSOFIA E POLITICA NEL PENSIERO ITALIANO
107