rienza. Il secondo passaggio interessante riguarda la ricostruzione fatta da
Villari, nel saggio del 1893
La storia è una scienza?
, del dibattito vivo in
Germania e in Inghilterra sul problema della scienza storica e del rapporto tra
storia e arte, facendo riferimento ad autori come Freemann, Humboldt,
Nietzsche, Ranke, Darwin ed altri.
Chiude brillantemente il volume il saggio di Cacciatore dal titolo
La filoso-
fia civile nello storicismo di Antonio Labriola
(pp. 233-252). Convengono in
questo scritto i risultati delle tante pagine dedicate al filosofo cassinate da
Cacciatore negli ultimi venticinque anni. La tesi centrale del saggio è tutta
incentrata sulla riconferma del nocciolo teoretico dello storicismo labriolano e
della specifica curvatura «civile» dello stesso. Per Cacciatore, la nota caratte-
rizzante questo storicismo è certamente la
criticità
. Il tratto evidente dell’auto-
nomia teorica dal marxismo è individuato, infatti, nella «insistita ricerca della
relazione tra il terreno scientifico offerto dal metodo genetico di analisi della
società e il mantenimento di una visione trasformatrice della realtà politica e
sociale» (p. 235). In Labriola – nota Cacciatore – non c’è eternizzazione dei
cosiddetti fattori storici né un finalismo millenaristico. La criticità sta proprio
nel consapevole distacco da questa posizione, accompagnato dal rifiuto di
«ogni forma di determinismo, di meccanicismo e di passiva accettazione, dello
storicamente dato e riconosciuto» (p. 236). Labriola può maturare un’origina-
le versione critica del marxismo allontanandosi da ogni ipotesi idealistica e
legando la nascita delle idee all’attività concreta degli uomini in precise e date
circostanze storiche ed economiche. A tutto questo, però, Labriola aggiunge
«quel complesso di metodi e di contenuti» che «designa come psicologia
sociale», da intendere quale «espressione di specifiche e circostaziate forma-
zioni di idee, sentimenti, comportamenti che nascono e si consolidano in par-
ticolari fasi del processo storico» (p. 241).
Si tratta di un libro certamente utile e vorrei dire anche opportuno, pub-
blicato in un momento storico in cui nel nostro Paese si sta giocando una par-
tita difficile e dura, non tanto e non solo sull’assetto politico-istituzionale da
dare alla Repubblica, quanto sulla sua stessa tenuta come nazione unitaria nata
dal Risorgimento. In questa ottica, il libro offre importanti e opportuni stru-
menti, capaci di favorire «una riflessione di carattere più generale sulla filoso-
fia italiana» e di consentire una larga diffusione e una più precisa conoscenza
«delle radici filosofiche che stanno alla base dell’identità culturale e politica
del nostro paese» (p. 8). Ed è proprio a questa esigenza che gli autori hanno
inteso rispondere.
A
NIELLO
M
ONTANO
RECENSIONI
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