PAOLO CRISTOFOLINI
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In altri termini, si affaccia l’esigenza quasi di una ‘missione del
dotto’, di un compito delle istituzioni del sapere a sostegno delle istitu-
zioni civili, che l’autore evidentemente considera in grave pericolo.
Il richiamo etico rivolto ai ‘sappienti’ è questo: assieme ai sovrani e
ai governanti delle nazioni, ovvero collaborando fattivamente con il
potere politico, essi debbono, ‘con buoni
ordini
, e
leggi
, ed
esempli
richiamar’i popoli alla lor’
a\
cmhé
,
o sia
stato perfetto
’. La missione prati-
ca, infatti, che incombe su di «noi da
Filosofi
, ella si può chiudere den-
tro dell’
Accademie
»; e questo, leggendo bene dentro gli intendimenti
vichiani, non è da leggersi nel senso voluto da Nicolini in una noticina
che travisa completamente il testo, secondo cui questa pratica «non
esula dal campo culturale»
7
. Le cose stanno esattamente all’opposto: si
tratta, come l’autore avverte subito dopo, di concepire un ruolo prati-
co che compete in modo specifico alle istituzioni accademiche le quali,
oltre a dover evitare di assecondare l’andazzo di un’epoca di corruzio-
ne (‘non secondino la
corrottella
della
Setta di questi Tempi
’), possono
e devono assumere un ruolo costruttivo, in qualche modo rovesciato
rispetto a quello, indicato da Vico stesso nell’
Idea dell’opera
e lungo
tutto il primo libro della
Scienza nuova
, in cui le accademie sono state
presentate come il prodotto finale del corso delle cose umane che, a
partire dallo stato ferino (le selve) si è passo dopo passo evoluto dai
tuguri ai villaggi e poi alle città, per arrivare alle accademie, ossia alla
sineddoche dei saperi e delle scienze sviluppate ai più alti livelli. Ora si
tratta, questo è il messaggio principale del nostro testo, di conferire a
questa cultura sviluppata, e in ispecie alla scienza del diritto, il compi-
to di far da freno al corrompimento dell’insieme della vita civile e delle
sue istituzioni, che minaccia un regresso dell’umanità allo stato ferino.
Questo pare essere il senso di quanto Vico dichiara, nell’indicare una
inversione dei termini rispetto alla
Dipintura
e dunque, implicitamen-
te, rispetto alle degnità:
dee qui nel
Fine
guardarsi a rovescio la
Figura
proposta nel
Principio
; e che
l’
Accademie
con le loro
Sette de’ Filosofi
non secondino la
corrottella
della
Setta
di questi Tempi
.
7
Cfr. I
D
.,
Opere
, a cura di F. Nicolini [da ora in poi
Opere
], Milano-Napoli, 1953,
p. 875, nota 3.