società, all’origine della proprietà e al suo
rapporto con la disuguaglianza.
[M. R.]
2. C
ACCIATORE
Giuseppe,
L’oggetto
della scienza in Vico
, in
Oggetto e spazio.
Fenomenologia dell’oggetto, forma e cosa
dai secoli XIII-XIV ai post-cartesiani.
Atti
del Convegno, Perugia, 8-10 settembre
2005, a cura di G. Federici Vescovini e O.
Rignani, Firenze, Sismel-Edizioni del
Galluzzo, 2008, pp. 227-240.
L’acuto e sintetico contributo tratta
dei princìpi dell’epistemologia vichiana,
per commentarne la scoperta della «scien-
za nuova» in quanto scienza storica. E lo fa
collocando il pensiero del filosofo napole-
tano nel «solco della tradizione moderna
della scienza galileiana» (p. 229). È questa,
com’è noto, una linea interpretativa sulla
quale hanno insistito interpreti dell’auto-
revolezza di Badaloni e di Piovani, sia pure
proponendo stimolanti letture alternative,
eppure convergenti su quell’originale in-
contro di «sperimentalismo e storicismo»
che l’A. richiama in nota proprio trattando
di Piovani (p. 229, nota). Ma l’interesse
teorico-storiografico che suscita la lettura
di Cacciatore non sta nella pur assai lucida
interpretazione e riproposizione di celebri
tesi del vichismo primonovecentesco. Le
sue pagine introducono, infatti, un’ori-
ginale proposta interpretativa che parte da
note teorie del
De antiquissima
, per soste-
nere la possibilità di individuare «un chia-
ro filo conduttore unitario tra la metafisica
[…] e la scienza storico-civile della
Scienza
nuova
» (p. 230). Tra «senso comune, lin-
guaggio e filosofia della mente», il nesso
filologia-filosofia (p. 237) permette di
identificare in Vico l’iniziatore della
moderna rivoluzione metodologica e gno-
seologica, volta a costituire un autonomo
sapere della storia umana, liberata «dai
vincoli sistematici di una metafisica onni-
comprensiva e di una cosmologia univer-
salistica» (p. 231). Il che nell’ampia strate-
gia interpretativa di Cacciatore serve a
sostenere le ragioni di una lettura laica e
mondana della scienza vichiana, il cui
oggetto
è l’
oggettivazione
dei prodotti del
vero scaturito dai fatti umani, punto di
riferimento della moderna «filosofia prati-
ca» della scienza vichiana della storia. È,
infatti, la realtà storica a dettare «le mosse
di una ben precisa strategia filosofica e
gnoseologica di comprensione del mondo
umano, basata sul reciproco rinvio tra la
serie costante dei principi dell’ordine
naturale e il loro rinvenimento-accerta-
mento nella serie molteplice delle diverse
nazioni civili e dei differenti abiti pratici
delle comunità umane» (p. 240).
[F. L.]
3. C
ERCHIAI
Geri,
Letture vichiane di
Barié
, in
Giovanni Emanuele Barié
, a cura
di D. Assael, Milano, CUEM, 2008, pp.
57-71.
Fausto Nicolini commentando l’
In-
troduzione
alla ristampa curata da Ema-
nuele Barié della
Scienza nuova
del 1744
(Milano, Garzanti, 1946) si chiedeva, con
una punta di sarcasmo, cosa avesse spin-
to il filosofo a confrontarsi col pensatore
napoletano da lui così severamente giudi-
cato sia sotto il profilo intellettuale che
umano. A oltre sessant’anni dalla polemi-
ca replica di Nicolini, l’A. ritorna pacata-
mente sulla questione storicizzandola
nella più ampia prospettiva del confronto
critico di Barié col neoidealismo italiano,
che annoverava Vico come proprio
Altvater
, senza trascurare la presa di di-
stanza dagli interpreti cattolici (Amerio e
Chiocchetti). «È dunque all’interno di
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
190
1...,180,181,182,183,184,185,186,187,188,189 191,192,193,194,195,196,197,198,199,200,...220