questo contesto che può essere inquadra-
ta la lettura vichiana di Barié, al fine di
valutarne la posizione storica e la funzio-
nalità nell’ambito del suo più generale
impianto teorico» (p. 58). L’A. va oltre
l’
Introduzione
del 1946 e ricostruisce
l’evoluzione dell’interpretazione vichiana
di Barié a partire dal
Compendio sistema-
tico di storia della filosofia
del 1937 fino a
La concezione vichiana della storia
del
1950 e al postumo
Il concetto trascenden-
tale
. I temi fondamentali del Vico di
Barié, indicati dall’A., sono: «il
verum-
factum
quale ‘precorrimento dell’ideali-
smo’; lo storicismo come conseguente an-
ticipazione della concezione vichiana del-
la storia e il rapporto tra questa e il prin-
cipio della provvidenza divina» (p. 59).
Fedele all’assunto teoretico della storio-
grafia filosofica del
Compendio
, che ritro-
va nel passato la conferma empirica di
quanto dedotto dalla pura speculazione
filosofica, Barié sottolinea la mancanza di
unità teorica e coerenza sistematica della
«storia metafisicizzata» di Vico.
[R. M]
4. C
OLILLI
Paul,
Vico e il lascito della
ragione ermetica
, in «Critica letteraria»
XXXV (2007) 3, pp. 427-439.
L’A. riprende il «rapporto ambiguo»
di Vico «verso la tradizione ermetica» (p.
429), ponendo in particolare a confronto
la trattazione della mente ‘primitiva’ nella
sezione della
Scienza nuova
dedicata alla
‘Fisica poetica’ con uno degli esempi più
illustri di quella tradizione, la
Lampas tri-
ginta statuarum
di Bruno che, egli stesso
precisa, Vico non poté aver letto in quan-
to fu edita solo alla fine dell’Ottocento.
Seguendo un percorso di distanzia-
mento dai saperi riposti già inaugurato
nel
De antiquissima
, gli stessi miti che per
la tradizione ermetica rappresentavano
una chiave d’accesso ai contenuti profon-
di della realtà, per Vico costituiscono il
prodotto di una fase specifica della storia
delle mente umana nella cui caratterizza-
zione l’A. sottolinea gli elementi di oscu-
rità, irrazionalità e imperfezione. In altre
parole, «quello [sic] che per Bruno risul-
ta essere l’essenza di una filosofia subli-
me, per Vico […] costituisce invece il se-
gno di un intelletto incapace di produrre
astrazioni necessarie per qualsiasi appro-
fondimento concettuale» (p. 434). E d’al-
tra parte, osserva l’A., proprio la tradizio-
ne ermetica «rispecchia in una maniera
importante la mente primitiva» (p. 432) e
costituisce quindi una via d’accesso per
comprenderla.
Questa «rottura epistemologica», più
che essere spiegata all’interno dello svi-
luppo del pensiero vichiano è proposta
dall’A. come un ulteriore esempio, accan-
to agli altri già addotti da Battistini, di co-
me Vico costituisca un terreno d’elezione
per l’applicazione della categoria dell’‘an-
goscia dell’influenza’ elaborata dal critico
statunitense Harold Bloom. Se in un pas-
so (p. 430) tale ‘angoscia’ sembra legarsi
alla paura di una censura ecclesiastica, nel
complesso dell’articolo essa assume un
significato ben più vasto finendo per sfo-
ciare in un’interpretazione psicoanalitica
che rischia di risultare aprioristica.
[D. A.]
5. C
OSTA
Gustavo,
Pierre Des Mai-
zeaux. La disputa Newton-Leibniz e la
Congregazione dell’Indice
, in «Nouvelles
de la Républiques des Lettres» II (2008),
pp. 7-27.
Il contributo esamina, pubblicandoli,
i testi della
Censura
e del
Decreto
di con-
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
191