danna (con i relativi verbali), emessi, nel
novembre 1742, dalla Congregazione del-
l’Indice nei confronti del
Recueil
del Des
Maizeaux. Autore della
Censura
fu il teo-
logo domenicano Tommaso Maria Mama-
chi del quale Costa ricostruisce con finez-
za la formazione culturale. In particolare,
ne segnala l’appartenenza all’Arcadia co-
mune a gran parte dei cardinali della Con-
gregazione che presenta – dato culturale
spesso ignorato – una «stretta parentela»
con l’accademia romana cui è stato spesso
«attribuito un ruolo progressivo» (p. 10).
Il contenuto della
Censura
è analiticamen-
te esaminato, limitatamente al solo primo
volume dell’opera, per denunciare i gravi
errori teologici, conseguenza di un’inac-
cettabile concezione filosofico-scientifica.
Questa si riferisce a un’interpretazione del
newtonianesimo fatta circolare da Samuel
Clarke (cui Des Maizeaux fu assai vicino)
e fondata (come attesta la replica a
Leibniz del 1716) sul riconoscimento
dello spazio come attributo di Dio, parte-
cipe delle sue stesse dimensioni e, perciò,
premessa di una «metafisica falsa per la
mentalità tridentina» (p. 13).
Estesa, poi, ad altre fonti del Des
Maizeaux (ad Anthony Collins e ai suoi
elogi per Episcopius e Bayle, pp. 15-18),
la
Censura
coinvolgeva direttamente
Leibniz che, nella lettera al Clarke del-
l’agosto 1716, aveva discusso del libero
arbitrio, parlando di una «necessità mo-
rale» incompatibile con la fede cattolica.
Rischioso appariva anche il richiamo alla
celebre teoria dell’«armonia prestabilita»
che sanciva l’incomunicabilità tra anima e
corpo a tutto detrimento della funzione
«continua» della divina provvidenza (p.
14). Emergevano, così, gravi accuse di
empietà, penetrate anche in Italia, come
Costa opportunamente annota, ricordan-
do di Vico il riferimento, nella
Sn30
, alle
«controversie» Leibniz-Newton e il
rischioso elogio della «
Filosofia Sperimen-
tale
» inglese da intendere, secondo l’A.,
in diretta relazione con i temi della docu-
mentata polemica (p. 11 e nota).
[ F. L.]
6. F
ERRARI
Giuseppe,
Il genio di Vico
,
rist. anast., Lanciano, Carabba, 2009,
pp. 135.
7. F
ERRERI
Luigi,
La «questione ome-
rica» nel Settecento
(I), in «Nouvelles de
la république des lettres», 2004, 1-2, pp.
136-235.
Questo lungo saggio costituisce la
prima parte di un articolo proseguito e
concluso nel numero successivo (2005, 1,
pp. 77-138) della stessa rivista con il tito-
lo
La questione omerica nel Settecento.
L’
Iliade veneta
di Villoison e i
Prolego-
mena ad Homerum
di Wolf
, e che rappre-
senta a sua volta la seconda parte di un
lavoro più ampio dal titolo
La questione
omerica dal Cinquecento al Settecento
, i
cui primi tre capitoli erano apparsi nei
numeri XXIII (2001), XXV (2003) e
XXVI (2004) della rivista «AION. Annali
dell’Istituto Universitario Orientale di
Napoli». L’A. riassume in apertura (p.
138) la tesi centrale che aveva anticipato
nelle sezioni precedenti, ossia la «convin-
zione che la moderna Questione omerica
sia sorta nella seconda metà del XVI
secolo», contrariamente a un’«opinione
diffusa» che ne fissa l’origine con l’
abbé
d’Aubignac; esamina poi la discussione
sul tema dell’esistenza o meno di Omero
come personaggio storico svoltasi nell’in-
tervallo che separa la polemica suscitata
dalle
Conjectures académiques sur l’Iliade
,
edite postume nel 1715, dai
Prolegomena
wolfiani, al cui interno individua come i
due interventi principali quelli di
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