Modernities» (pp. 23-37), che rielabora
un contributo dallo stesso titolo apparso
pochi anni fa nella miscellanea
Nationale
und kulturelle Identität im Zeitalter der
Globalisierung
, curata da Anton
Rauscher per Duncker & Humblot
(Berlin, 2006). Il senso di questa ricogni-
zione è «convincere il lettore che il modo
esistenziale ‘postmodernista’ (I) non è
assoluto e (II) è in grado di funzionare e
sopravvivere precisamente grazie alle
forze contrastanti […] che sorgono in
esso e accanto ad esso» (p. 23). Nell’otti-
ca quindi di una rivendicazione – dal for-
te impianto cattolico – dei tratti di resi-
stenza alla fluidificazione illuministica dei
fondamenti tradizionali, un Vico rico-
struito in modo lineare (se non proprio
elementare) come pensatore sensibile al
radicamento teologico, alla presenza divi-
na nella storia, alla costitutiva apertura
umana al metafisico, è schierato con
Leibniz e altri quale campione di una
«modernità alternativa» rispetto alle «in-
terpretazioni secolaristiche e materialisti-
che» (p. 33) che si vogliono dominanti.
[L. P. C.]
18. P
ATELLA
Giuseppe,
Articolazioni.
Saggi di filosofia e teoria dell’arte
, Pisa,
ETS, pp. 122.
Collocate in un libro di estetica co-
struito sul concetto di ‘articolazione’, ela-
borato «nell’ambito dei
cultural studies
»,
il quale – richiamandosi al «principio ba-
rocco dell’ingegno» – teorizza la possibili-
tà che «elementi di natura diversa e
distanti fra loro» possano «entrare in con-
nessione […], al fine di produrre nuove
frontiere di ricerca» (p. 11); inserite nel
primo capitolo intitolato «Creatività come
ingegno. Il paradigma barocco» e prece-
dute da alcuni opportuni paragrafi su
Gracián, le pagine dedicate a Vico (20-
30), qui segnalate, si distinguono per luci-
dità, chiarezza ed efficacia espositiva.
Proprio perché caratterizzato da una
natura «contemporaneamente sintetica e
creativa», in quanto – spiega l’A. – ad esso
«spetta tanto il raccogliere ed il collegare,
quanto pure l’
invenire
» (p. 22), ossia il
ritrovare e l’inventare, l’ingegno (quarta
delle facoltà collegate alla topica – le altre
sono, com’è noto, il senso, la memoria e la
fantasia) assume una «posizione privilegia-
ta […] all’interno della prima operazione
della mente» (
ibid
.), la
perceptio
appunto,
distinta dal
iudicium
(cui corrisponde la
critica) e dalla
ratiocinatio
(riferita al meto-
do), secondo il quadro delle
facultas scien-
di
e delle
mentis operationes
delineato nel
De antiquissima
e seguito qui dall’A.
La teoria vichiana dell’ingegno –
osserva l’A. –, se da un lato si inscrive a
pieno titolo nella riflessione filosofica
barocca su questo tema, dall’altro ne rap-
presenta il «culmine» e la oltrepassa, dan-
do «origine a qualcosa di inedito» (p. 23),
perché in Vico l’ingegno non resta confi-
nato nello spazio creativo ristretto della
poesia e della retorica, ma diventa una
componente essenziale della conoscenza
umana, che «interviene fin dalle forme
più elementari dell’esperienza conosciti-
va» (
ibid
.). Sicché – scrive ancora l’A. –
«la prima operazione della mente uma-
na» si presenta già «come spontaneamen-
te creativa, poetica e veritiera» (p. 24),
inserita in quell’orizzonte del
facere
crea-
tore del
verum
che separa l’uomo dagli
animali, mentre lo avvicina alla divinità,
dalla quale lo distingue proprio la diversa
ampiezza del ‘fare’.
Ma, dal punto di vista strettamente
estetico – si domanda ancora l’A. –, come
si concilia la dimensione dell’
inventio
pro-
pria dell’uomo con il paradigma della
imi-
tatio
, che da Aristotele in poi ha orientato
la riflessione sulla produzione artistica e a
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
199
1...,189,190,191,192,193,194,195,196,197,198 200,201,202,203,204,205,206,207,208,209,...220