coscienza storica della modernità. Per
Schmidt-Biggemann, anche se si muove
inizialmente nell’alveo di una rinascimen-
tale
philosophia perennis
, ben presto
Vico, dall’interno stesso dell’orizzonte di
una storia della salvezza, «temporalizza la
storia, in quanto sviluppa una nuova teo-
ria dell’origine del linguaggio» che deco-
struisce gli stessi «concetti fondamentali»
di quel quadro categoriale (p. 355).
Difatti, a differenza della concezione tra-
dizionale che intendeva il linguaggio
come una sorta di partecipazione al pen-
siero di Dio e al processo della creazione
orientato dalla Parola, e quindi come
qualcosa di già sempre presente e razio-
nale, con Vico esso è riconosciuto nella
sua origine arcaica, poetica ma non filo-
sofica, di «espressione prima che segno».
Ne viene che «l’idea di una originaria
sapienza paradisiaca, da riguadagnare
nella pia filosofia» è ridotta ad un non
senso, a vantaggio di una «filosofia del
progresso» – così Schmidt-Biggemann –
nella quale la «storia del mondo» viene a
perdere il proprio stesso «inquadramento
storico», ossia la storia della salvezza. Su
queste basi l’A. non esita ad affermare
che la
Scienza nuova
di Vico costituisce il
vero e proprio punto di svolta della
coscienza storica della modernità, vale a
dire «il passo decisivo per la dissoluzione
della
philosophia perennis
e per la secola-
rizzazione della storia» (p. 356).
[L. P. C.]
23. S
IGNORE
Mario,
Agostino e Vico. Il
problema della verità come via e meta della
storia umna
, in
I saperi dell’umano. Para-
digmi della storia. Studi in onore di Giu-
seppe Dell’Anna
, a cura di M. Spedicato e
L. Carlino, Galatina, Panico, 2009, pp.
Sin dalle prime battute l’A. dichiara di
assumere Agostino e Vico «in qualità di
due laboratori di verità», dell’idea, cioè, di
verità assoluta, obiettivo di ogni ricercare
autentico in grado di condurci oltre le sec-
che dello scetticismo e del dogmatismo.
In Agostino l’interrogarsi sul possibi-
le dissidio tra la conoscenza della verità
raggiunta mediante la fede e la ragione,
significa comprendere le giuste norme
dell’attività umana attraverso cui la filo-
sofia realizza la pienezza del pensiero in
quanto ragione oggettiva che si apre alla
fede nella certezza razionale dell’esisten-
za di una stuttura fondamentale, com-
prensiva di tutta la realtà, dalla quale far
discendere una concezione del destino
umano ispirata all’ordine oggettivo sotto-
stante l’agire umano.
La dialettica tra razionalismo greco e
metafisica della volontà, di origine orien-
tale, introdotta dal cristianesimo nella
religione e nella filosofia occidentale, in
Agostino sfocia nell’assunzione del prima-
to della volontà, indispensabile allo stesso
compimento del processo veritativo e che
introduce il tema dell’
intenzionalità
nel-
l’«analisi agostiniana della percezione del-
la
res ipsa
e dell’esplicarsi di questa nella
visio
, che richiede per il suo compimento
la
intentio animi
, cioè l’
atto del volere
con
cui lo spirito decide di rivolgersi ad un
determinato oggetto» (p. 102).
Pure mosso da urgenze ‘altre’ rispet-
to a quelle di Agostino, come ad esempio
il contrasto dell’egemonia di Cartesio e
dell’illuminismo, è possibile, secondo
l’A., indicare alcune ricorrrenze nella
speculazione di Agostino e di Vico: «la
centralità del ‘credere’; la passione del
ricercare; l’inevitabilità della fede; la con-
cretezza dell’agire; la
voluntas
; la provvi-
denza; l’intenzionalità» (
ibid.
). L’A. con-
centra l’attenzione sulla descrizione vi-
chiana dei primordi dell’umanità, dove il
filosofo napoletano abbandona gli stru-
menti di indagine veritativi del razionali-
smo alle scienze naturali per ricostruire
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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