MONSIGNOR CELESTINO GALIANI E G. B. VICO
25
Di primo acchito si è tentati di vedere anche qui un esempio ulterio-
re della sapiente retorica, che orpellava le relazioni sociali nel primo
Settecento. Tanto più che le lodi sperticate erano quasi di dovere in una
lettera, in cui Vico si rivolgeva a un prelato di vasta cultura, esaminatore
del Collegio di S. Bonaventura, per raccomandare un candidato che gli
stava a cuore, fra Mattia Petagna. Questo e non altro dice il testo, su cui
si basa l’approccio diretto. Ma, se la lettera di Vico si interpreta alla luce
del contesto storico, ricorrendo all’approccio indiretto, le sue parole
acquistano un significato ben diverso.
Come ho avuto occasione di osservare in altra sede
7
, Galiani era il
campione di una nuova critica biblica, fiorita oltralpe per impulso della
Riforma protestante, del gallicanesimo e del giansenismo, che la Santa
Sede, arroccata su principi rigidamente tridentini, non voleva nel modo
più assoluto che prendesse piede in Italia. Nel 1725, quando Vico lodava
la sua cultura universale e la sua pietà religiosa, non era certo spento il
ricordo delle traversie che Galiani aveva dovuto subire per aver organiz-
zato nel 1710, nella sua qualità di lettore presso il Collegio di S. Eusebio
in Roma, una disputa pubblica sulle
Theses ex Scriptura Sacra
,
Theologia
Dogmatica et Scholastica
, stampate nel 1709. Questo opuscolo, che non va
confuso con le
Conclusiones selectae ex historia Veteris Testamenti
(1708),
è sfuggito agli studiosi di Galiani, perché la censura pontificia riuscì a
farlo sparire per circa tre secoli. Ne hanno sofferto gli studiosi della cul-
tura napoletana del primo settecento, ai quali è mancato un documento
essenziale per chiarire le origini del pensiero di Vico e di Giannone.
Le
Theses
sono il manifesto di una corrente della cultura romana, ali-
mentata dal circolo del Tamburo, presieduto da Domenico Passionei
8
.
Noti esponenti del Tamburo, come Francesco Domenico Bencini,
Francesco Bianchini, Giusto Fontanini e Giuseppe Maria Tomasi, furo-
no coinvolti nella disputa pubblica. Si trattava di aggirare il decreto del
Concilio di Trento sulla Volgata (sessione IV, 8 aprile 1546)
9
, che oppo-
neva una formidabile barriera allo studio filologico della Sacra
7
Cfr. il mio
Celestini e inquisitori: Galiani, la Bibbia e la cultura napoletana
, in
«Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia», 2009,
1-2, pp. 593-620. Il libro su Celestino Galiani, annunciato in questo articolo, è in corso
di stampa.
8
Sul circolo del Tamburo cfr. A. C
ARACCIOLO
,
Domenico Passionei tra Roma e la
Repubblica delle Lettere
, Roma, 1968, pp. 40-42.
9
Conciliorum oecumenicorum decreta
, a cura di G. Alberigo
et alii
, Bologna, 1973,
pp. 664-665.
1...,15,16,17,18,19,20,21,22,23,24 26,27,28,29,30,31,32,33,34,35,...220