FULVIO TESSITORE
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di Vico, di Herder e di Goethe – del fascismo e del nazismo, patrocina-
ti da Meinecke, da Croce, da Berlin e molti altri ottusi contestatori dell’
«Illuminismo franco-kantiano»). «Ben prima dell’agosto 1914, Barrés e
Thomas Mann, Croce, Sorel e Maurras rafforzarono questa ondata di
attacchi contro l’Illuminismo senza la quale la caduta della democrazia
in Italia e in Germania, le sue continue difficoltà in Francia fino alla
creazione di tre regimi fascisti non diventano comprensibili» (p. 540:
vivaddio, ormai tutto è chiaro ed è davvero inutile star lì a ripensarci
anche perché «il fatto che Croce e Thomas Mann si siano ravveduti non
fa che sottolineare l’ampiezza del fenomeno»!).
Orbene, lasciando da parte tante altre cose, come ad esempio le cri-
tiche riservate ad Hannah Arendt e Jakob Talmon circa le loro ‘sempli-
ficatrici’ interpretazioni delle origini, dei caratteri e degli sviluppi del
totalitarismo novecentesco (si vedano ad esempio le pp. 550 sgg., 606
sgg.), la piccola antologia sopra presentata di ‘chiarificatrici’ sistema-
zioni storiografiche, serve ad intendere, quasi a campione, il piccolissi-
mo cenno sulle idee di Sternhel a proposito dello storicismo di
Meinecke, di Croce e di Berlin, eponimi del «contro-Illuminismo del
primo e secondo Novecento», qui di seguito presentato.
2. Iniziamo da Meinecke, «ammiratore di Bismarck» (p. 157), verso il
quale «nutriva un vero e proprio culto (p. 174). Meinecke pubblica
Die
Entstehung des Historismus
nel 1936, «proprio un anno mal scelto per
dichiarare guerra all’Illuminismo francese e fare l’apologia tedesca» (p.
30). L’una cosa e l’altra è fatta da Meinecke, «proprio lui che nel 1936
scrive come se il 1933 non fosse mai avvenuto», dove è evidente che la
lunga gestazione della
Entstehung
, risalente al 1924 se non prima, è del
tutto insignificante almeno per chi scrive per larghissime approssimazio-
ni. Meinecke, dunque, scrive nel ’36 come se il ’33 non fosse esistito, così
come poteva farlo «uno di coloro che, come più tardi Berlin, pensano che
valesse la pena paragonare la caduta di Weimar e l’arrivo dei nazisti» (p.
174), pur di difendersi «contro i barbari venuti dell’Est», per evitare l’ar-
resto della «marcia maestosa» dello «spirito» e dello Stato tedesco. Ed
infatti, come ha spiegato Karl Hinrichs, introducendo
Die Entstehung
,
per Meinecke il carattere rivoluzionario dello storicismo sta «proprio
nella sua qualità di anti-Illuminismo» (p. 150), in nome del «realismo
empirico» e del «relativismo» i quali fondano le proprie origini in
Machiavelli e sono i caratteri indelebili dello storicismo, che «rappresen-
ta la corrente dominante del pensiero tedesco», che, pur se è «l’ideologia
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