DI VICO E DI ALTRI STORICISTI
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vo di Meinecke e si era interessato di Hegel e dello Stato, qualcosa di
troppo per il suo modesto correligionario nostro contemporaneo. Inte-
ressato non già alle interpretazioni fornite di Herder ma soltanto al fatto
che di Herder ci si sia occupati, sufficiente indizio per essere iscritto tra i
reprobi storicisti anti-illuministici, espliciti o criptici sostenitori del fasci-
smo e del nazismo, Meinecke è considerato colui le cui «orme» Gadamer
«calca», egli che di Herder si interessò nientemeno nella Parigi invasa dai
nazisti nel 1941. Tanto basta perché «entrambi», Meinecke e Gadamer,
«sulla scia di Heidegger», si ergessero «contro Cassirer, erede di Kant e
in esilio dal 1933 e allo stesso modo e allo stesso tempo» si mettessero, «in
un modo o nell’altro, al servizio del nuovo regime» (p. 176). Affermazio-
ne dove l’apparente limitazione («in un modo o nell’altro») serve a co-
prire solo un’ignobile accusa lanciata contro il maestro dello
Historismus
,
che, non risulta abbia servito il nazismo, quale che sia stato il reale o pre-
sunto conservatorismo, talvolta, senza tanti complimenti e specificazioni,
attribuitogli come peccato irriscattabile specie nell’età di una ideologizza-
ta storiografia categoriale e non epocale, per fortuna ormai esaurita, pur
se Sternhel non pare essersene accorto. Come che sia di ciò, la lettura di
Gadamer serve a precisare come un fondamentale principio della filoso-
fia della storia di Herder, destinato a divenire una idea-guida dello stori-
cismo, sia quello di «forza», che per Gadamer come per Jünger, sulla scia
del Renan post 1870, «rimane il criterio della superiorità morale ed intel-
lettuale» (cfr. pp. 176-177 e si veda anche le pp. 180-181) dello storicismo
anti-illuministico. Dichiarazione come di consueto
tranchant
. Infatti lo
Sternhel non è neppure sfiorato dal dubbio che (Gadamer a parte, non
foss’altro che per una sua ardita iscrizione allo storicismo insieme ad
Heidegger) l’idea di «forza» arrivava da Leibniz, che riprendeva la
ener-
gheia
aristotelico-bruniana (una tesi illustrata da Ernst Bloch –
non
Marc,
professor Sternhel, Ernst – filosofo marxista), a sua volta reinterpretata
da Humboldt, che un qualche posto nello storicismo di derivazione kan-
tiana (ahimè un Kant diverso da quello dell’ «Illuminismo franco-kantia-
no») pur lo ha svolto. Ma è cosa del tutto insignificante rispetto alla com-
ponente fascistica pur antemarcia da Vico e Herder in avanti. In ogni
modo le presunte accuse rivolte da Meinecke e da Gadamer a Cassirer,
sopra ricordate, servono per dare notizia di qualche altra pennellata che
arricchisce il quadro interpretativo imbrattato a proposito dello «storici-
smo» (e, sia chiaro, sarebbe davvero eccessiva irriverenza chiedere che il
pittore sappia cosa sia lo storicismo). Cassirer, nonostante sia anch’egli
vittima del «culto tedesco di Herder», è davvero l’anti-Meinecke, il qua-