DI VICO E DI ALTRI STORICISTI
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storia non può «essere cercato nella storiografia come scienza della sto-
ria» (la comprensione dell’azione costruttiva del mondo da parte del
soggetto responsabile della costruzione). La storicità dell’esserci è il suo
essere «destino», che non nasce dallo «scontro delle circostanze e dei
fatti», ma è «auto-trascendimento», ossia «ripetizione», «auto-traman-
damento» come conoscenza del proprio destino di «esserci eternamen-
te-essente-stato», ovverosia esplicazione di un’essenza ontologicamente
data. «Per tutto ciò – dice giustamente Heidegger dal suo punto di vista
– non c’è bisogno della storiografia», in quanto basta «lo storicizzarsi
della storia autentica», che ha «il suo centro di gravità nel suo essere-
stato»: «l’ontologia dell’Esserci tendente a riadagiarsi nella comprensio-
ne ordinaria all’essere». Di questo Essere dell’esserci non si può che af-
fermare la storicità come destino, un eterno esserci-essente-stato, vale a
dire ancora l’ontologia della storia alla ricerca del disvelamento della
metafisica. Ed è da questi ambigui, distorcenti andirivieni (spesso risol-
tisi, come nel caso di Heidegger, in autentici funambolismi verbali, di
cui è estrema estenuazione l’ontologia ermeneutica di Gadamer, non a
caso critico subdolo nella sottigliezza di Schleiermacher e di Dilthey),
che è segnata, drammaticamente, la storia del Novecento la quale non
ha voluto affrontare le sfide del ‘pluralismo’ di Max Weber col corredo
delle sue drastiche negazioni: la malia dell’assoluto, la negazione del
«progresso, truffa romantico», il conflitto dei valori, etc. Né a caso, an-
che con Weber s’è cercato di riproporre l’assolutezza razionale di leggi
onnicomprendenti attraverso il riportare la rimozione dell’idea di causa,
avviata da Weber, al determinismo causalistico di Rickert o delle scien-
ze positivistiche e post-positivistiche, non disposte a rinunciare al pre-
supposto della pregiudiziale razionalità entro cui sono inscritti gli stessi
processi scientifici, disperdendo così il lucido suggerimento di Troeltsch
quando suggeriva per il Weber della causazione adeguata, della causali-
tà come «possibilità oggettiva», la definizione di «positivismo eroico»
che significa il ribaltamento del contributo del positivismo in senso non
deterministico o deterministicamente evoluzionistico, bensì come sop-
pressione di tutti i momenti teleologico-evoluzionistici e il porre accan-
to alla scienza causale autonomamente l’affermazione personale del
valore – in netto rifiuto di ogni ipotesi monistica – del prender posizio-
ne (in senso nettamente distinto dal rickertiano «riferimento al valore»)
come elemento significativo sul piano etico.
Dinanzi a siffatti processi che annunciavano novità inquietanti, ciò
che viene se non respinto quanto meno marginalizzato è la consapevo-