FULVIO TESSITORE
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essere fondato non l’umanitarismo comunitario del soggetto assoluto,
dell’io generale, ma il valore concreto e storicissimo dell’individuo
costituzionalmente alterizzato, vale a dire il valore della
humanitas
(o
Humanität
), che non si consolida nella presunta immobilità del superu-
ranio mondo del Sommo Bene quale Idea delle Idee riassunta nella
mediazione ontologica, che ne nega la immediatezza sussistente nel-
l’esperienza della storia storicisticamente intesa.
Ed allora posso davvero concludere questa, forse, impietosa, certo
troppo lunga e di-vertente analisi critica. Lo faccio ripetendo e ribaden-
do il mio rincrescimento per non aver potuto apprezzare l’indagine
d’una personalità quale quella di Zeev Sternhel, storicismo a parte. Del
resto, le mie contestazioni non derivano dal rifiuto pregiudiziale delle
tentate critiche o persino demolizioni dello storicismo, che sono eserci-
zi – condivisioni a parte – a cui non può non essere interessato uno stu-
dioso dello
Historismus
non settario ed ancor meno fideistico quale io
presumo di essere. I problemi complessi di un siffatto discorso appaio-
no soltanto quando siano intesi con rigore di metodo e di scienza sto-
riografica, cose assai diverse dai
pamphlet
. Nel ribadire questa radicale
incompatibilità non posso se non ripetere: «amicus Plato, sed magis
amica veritas».
6. II fantasioso pamphlet di Sternhel trova una delle proprie giustifica-
zioni nel libro di Mario Lenci (
Le metamorfosi dell’anti-illuminismo
,
Pisa, 2007), che attentamente (pur se non sempre con preciso uso del
bisturi storiografico nell’individuare e nel distinguere), delinea gli itine-
rari del movimento da lui studiato, mostrando, forse, senza volerlo,
come questi camminamenti non siano disgiunti da quelli delle «meta-
morfosi dell’illuminismo». Non a caso questi «aspetti» e «percorsi»
diversi lasciano configurare i più pasticciati avvicinamenti di concetti
imprecisi, assunti all’ingrosso in volenterose ipotesi storiografiche.
L’elenco è lungo: «liberali storicisti» e «liberali relativisti»; «liberali cri-
stiani» (a condizione che cristiano sia sinonimo di cattolico); «religione
civile cristiana», non in virtù di uno «storicismo cristiano» (già di per
sé bisognevole di caute distinzioni e rigorose ricognizioni storiografi-
che), ma quale «storicismo della chiesa», in quanto difenditrice della
tradizione, insomma la storica concretizzazione della realissima teocra-
zia. Il che implica il ricorrere a diversi ossimori o a facili avvicinamenti
di assolutizzati momenti o particolari (talvolta persino marginali) di
fenomeni complessi. Ad esempio, storicismo e tradizionalismo; univer-