FULVIO TESSITORE
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ipotesi interpretative dei su indicati problemi adottando metodi e for-
me della storiografia categoriale e non epocale, della
storia filosofica
della filosofia e non della
storia storica
della filosofia.
Tuttavia, prima di venire a questo libro, per concludere provvisoria-
mente il discorso sull’’illuminismo’ cattolico (di cui si trovano tracce nel
Discorso di Ratisbona di Benedetto XVI) e sullo «storicismo della chie-
sa di Roma» e dei suoi alleati (subdoli «atei devoti»), giova fermarsi un
momento su una vecchia riflessione di Maurice Blondel su
Histoire et
dogme
(1904), un discorso tanto ambiguo quanto onesto di conciliazio-
ne col (e non negazione del) mondo moderno.
Nato nel pieno della polemica suscitata da
L’Evangile et l’Eglise
(1902) di Loisy, in risposta a
Das Wesen des Christentums
(1901) di
Hamack, lo sforzo di Blondel è quello di salvare il salvabile, mostran-
do la problematicità e le criticità dello storicismo che, ponendo proble-
mi ben consistenti, anziché risolverli ne partorisce altri, forse ancora
più gravosi. Basti qui citare solo qualche pagina del libro di Blondel
(usando la traduzione italiana di E. Carpita e M. Casotti, pp. 141,145,
147, 188, 189, 195-196, 201, 203). «Se lo storico ha […] da dire una
parola in tutto ciò che riguarda l’uomo, non ha l’ultima parola da dire
in merito». Per una specie di «oscillazione infinitesimale che rinnova
senza posa l’equivoco delle sue affermazioni spesso insieme vere e
false», lo storicismo prova difficoltà a «non perdere mai di vista questa
verità essenziale: ‘la storia tecnica e critica […] non è la ‘storia reale’, il
sostituto della vita concreta dell’umanità, la verità storica tutta intera».
Si tratta di due storie, «quella che è una scienza e quella che è una vita».
Un’affermazione – non lo si dimentichi – che pare anticipare la polemi-
ca tra lo «storicismo assoluto» di Croce quale «principio di scienza»
(
Wissenschaft
) e lo «storicismo critico» di Meinecke quale «principio di
vita». Blondel trae le conseguenze della distinzione-confusione (l’oscil-
lazione) delle due storie. «Mescolando queste due tesi quale sarà la
misura? Daremo forse al dato storico l’ufficio di realtà profonda; trar-
remo da una metodologia e da una fenomenologia un’ontologia, la
quale non sarà che un fenomenismo; condurremo da un determinismo
scientifico ad una specie di evoluzionismo dialettico che crederà di
avere penetrato il segreto spirituale della catena vivente degli anelli che
non sono se non il cadavere». Ed allora, dinanzi all’incapacità dello sto-
ricismo di essere una ontologia della storia, restando piuttosto un feno-
menismo come evoluzionismo dialettico (cioè, a giudizio di Blondel,
paradossalmente deterministico), bisogna trovare la
via
mediatrice tra