FULVIO TESSITORE
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ralismo dei valori intesi come indifferentismo etico, ritenute le patolo-
gie dello storicismo) senza alcuna considerazione delle conseguenze
(=conquiste) scientifiche della teoria della relatività. L’universalismo
temporale della chiesa cattolica è molto più semplicemente appetibile
rispetto agli altri due, specie in tempi di straordinaria trasformazione
culturale e sociale, in quanto promette sicurezza contro la paura; spe-
ranza contro la difficoltà. Qual è, infatti, l’idea centrale della chiesa di
Roma? La sicurezza, che se non conseguita in questa vita, non può
mancare nell’altra, sia essa vissuta nella sicura e beatificante visione dal-
l’«imperador che là su regna», sia vissuta nella sicura espiazione inflit-
ta dall’«imperador del doloroso regno». La garanzia di siffatta sicurez-
za è affidata alla sintesi di
fides
e
ratio
: la fede e la verità, la ragione è
via
verso la
verità.
Un paradossale neoidealismo cattolico che riscatta il
limite naturalistico della filosofia classica greca nella concretizzazione
dell’universale astratto, cosi che la storia non è vita di verità e via verso
la verità, ma verità in sé, una verità che si conosce, la conoscenza di sé
della storia di Hegel.
Sospendiamo questo discorso e riprendiamo quello precedente
nella direzione di un suo possibile sviluppo quanto alle convergenti
«metamorfosi dell’anti-illuminismo» e dell’Illuminismo. Senza fermar-
si, come altrove sarebbe necessario, sulle suggestioni husserliane e hei-
deggeriane con cui Gadamer (in
Verità e metodo
, tr. it. Milano 1983
3
,
pp. 215 e 323) ha letto Dilthey nella luce della «historische Auf-
klärung», che consente di affermare che «la scienza storica del secolo
XIX si presenta esplicitamente come il compimento dell’illuminismo»,
o la sua ‘radicalizzazione’; senza star qui a riflettere sulla fondatezza
storiografica dalla qui avanzata ipotesi sui rapporti tra Illuminismo e
storicismo, a correzione di tradizionalissime contrapposizioni di illumi-
nismo e storicismo avanzate dalla storiografia italiana anche non idea-
listica (basti ricordare il libro di P. Rossi,
Lo storicismo tedesco contem-
poraneo
del 1956, e l’altro di F. Diaz,
Storicismi e storicità
dello stesso
anno), giova tornare al già ricordato Schnädelbach (del cui libro già
citato si vedano le pp. 41, 42-43, 50 e cfr. 45-47).
Questi distingue tre significati dello storicismo. «Lo storicismo (1)»
è, di fatto, «il positivismo storico-morale praticato nella ricerca storica»,
vale a dire il comportamento metodologico e logico seguito dalla mag-
gior parte degli storici del XIX secolo, criticato da Nietzsche nella
Seconda considerazione inattuale
insieme alla filosofia della storia hege-
liana. Lo «storicismo (2)» è «il pensiero», la «filosofia», la «elaborazio-