FULVIO TESSITORE
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In proposito Nuzzo ha pagine di felice chiarezza e chiarificazione
della volontà e capacità del filosofo di tenere insieme la pensabilità di
un mondo unitario per principio e però a doppia polarità, che non
significa accettare il dualismo tra ‘particolare’ e ‘universale’ con le loro
ricorrenti, spurie alleanze, bensì definire una connessione dialettica
senza sintesi conciliatrice e negatrice della ‘immediatezza’ della vita sto-
rica nella mediazione ontologica del solo positivo rintracciato nel
medio che assume e sussume i termini immediati. Siffatta sintesi è, sicu-
ramente e storicisticamente, lontana da Vico. Per lui, in tal senso, si può
parlare, come a me piace dire, di ‘religione dello storicismo’ e Nuzzo vi
accenna, di certo alludendo alle mie idee. Le quali mi hanno indotto a
dire che in Vico il ‘sistema dell’ordine’, ricercato e proclamato nella
Scienza nuova Terza
, significa la certezza e la certificazione non la veri-
tà e la verificazione dell’ordine nel senso che la ‘metafisica della mente’,
congeniale alla ‘teologia civile ragionata’, sposta sempre più verso la
conclusiva costruzione di uno sviluppo della natura umana per conse-
guire la ‘salute delle nazioni’ non imboccando e seguendo una via
deduttiva (che, in tal caso non di costruzione si tratterebbe ma di rive-
lazione), bensì induttiva, rigorosamente induttiva per la quale Dio veri-
fica l’ordine che l’uomo, l’umanità si dà, certificando l’impegno della
propria responsabilità nella ‘costruzione’: ‘homo artificiorum Deus’. In
questo senso la ‘religione di Vico’ è una legge di necessità, che realiz-
zandosi attraverso l’uso delle ‘idee umane’ (il pudore, la prudenza, la
provvidenza) mai trascura e tanto meno annulla la incolmabile spere-
quazione tra l’uomo e la storia (questo significa per me la ‘storia ideale
eterna su cui corrono in tempo le storie delle nazioni’), giacché essa
fonda e giustifica i movimenti della ricercata ‘equazione’, i movimenti
duali, molteplici che Vico tiene insieme. Dove la ricerca continua (in
quanto incomponibile) dalla sperequazione all’equazione è affidata alla
‘pieta’ (amore), che, dice bene Nuzzo, sia ‘creduta’ o sia ‘vera’, resta ‘la
prima e irrinunciabile, spontanea e immediata fonte della ‘giustizia’ e
della ‘prudenza’, capaci di fare ‘daddovero saggio’ l’uomo fattosi ‘pio’.
Né può trascurarsi che ‘la religione in Vico’ è sostanzialmente priva di
attenzione per il tema della
‘Menschwerdung’
dirimente nella tradizio-
ne dello ‘
Historismus
’, sia essa interpretata in senso fichtiano-hegeliano
o in senso schleiermacheriano. In Vico, e lo dice anche Nuzzo quando
sottolinea il cristianesimo senza Cristo di Vico, questo tema è assente e,
di conseguenza attenua l’interesse – in vero assai debole – per la rivela-
zione e per la salvezza, la quale in Vico non ha certezza come non può