NOTE SU
TRA RELIGIONE E PRUDENZA
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averla la dialettica duale ‘sperequazione-equazione’, disinteressata a
qualsiasi conciliazione. Il che non può essere trascurato quando si
voglia intendere la ‘religione di Vico’ espressa dalla ‘teologia civile
ragionata’, che non dà spazio alla ricerca di una ortodossia cattolica del
filosofo, che è problema addirittura inesistente, infondabile salvo che
per strumentale interesse di interpreti partigiani, estranei alla storia
della storiografia filosofica.
Ho richiamato solo uno dei tanti profili del prisma attraverso cui
Nuzzo guarda la ‘filosofia pratica’ di Vico. Il suo è di sicuro un contri-
buto ormai imprescindibile per lo studio del filosofo napoletano. Con-
vinto di ciò, nel concludere, voglio ancora e decisamente sottolineare
come queste ricerche di Nuzzo fanno capire l’‘attualita’ senza cedere al-
l’‘attualizzazione’ di una filosofia che va indagata attraverso una ‘ragio-
nata’ filologia che non ha nulla in comune con i percorsi dell’ontologia
ermeneutica che unifica sistematica e critica, preoccupata unicamente
di comporre e ricomporre nella ‘continuita’ della ‘tradizione’ heidegge-
rianamente destinale la realtà complessa della storia (meglio, vichiana-
mente, delle
storie
), in quanto il suo problema è appunto la dilemmati-
cità costitutiva della vita, vista come il rischio, il male della modernità.
Quella, al contrario, che Vico – come dopo di lui i filosofi dello storici-
smo – cercava di ragionare trivellandone la complessa natura di unità e
rotture. In tal senso (siano prevalenti le ‘pruove filosofiche’, come
vuole Nuzzo, o le ‘istoriche’, come ritengo io) la storia filologica di Vico
non ha nulla in comune con gli ambigui riconoscimenti della finitezza,
del limite, del condizionato dell’umano storico quali sono ammessi dal-
l’ermeneutica di scuola heideggeriana con intenzionalita falsificante, al
solo fine di toglierli perché fastidiosi all’unità e unicità della verità
metafisica. Questi ermeneuti non possono restare neppure a Hegel, che
devono heideggizzare per poterlo utilizzare. Il contrario di Vico, che
delle conciliazioni non sa che farsene.
F
ULVIO
T
ESSITORE
***
A voler seguire la metafora di Italo Calvino, con la quale Nuzzo apre
questo volume – sui saggi in esso raccolti bisogna posare un ‘fermacar-
te’ e non metterci una ‘pietra sopra’ – e conoscendo le tante tappe di
una antica e infaticabile ricerca storica e filosofica sui principali plessi