GIUSEPPE CACCIATORE
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riflessione vichiana, sempre guidata – secondo la dedica della
Scienza
nuova
del 1725 – da uno spirito di «severa critica» verso qualsiasi auto-
rità. Questa impostazione conduce, a mio avviso, a una ulteriore nota-
zione distintiva del lavoro interpretativo di Nuzzo. [Si comprende bene
che non posso che procedere – vista la ricchezza di contenuti del volu-
me e la straordinaria quantità di suggestioni critiche e spunti analitici –
per ‘assaggi’ e per grandi articolazioni tematiche]. Mi riferisco ad una
finalità, sia pur non esplicitamente dichiarata, di ampliamento e speci-
ficazione nei particolari saperi della politica, del diritto, del linguaggio,
dell’antropologia, della poesia e della mitopoiesi, del generale impian-
to ‘umanologico’ – secondo la definizione datane da Pietro Piovani –
della filosofia vichiana. Ma la prospettiva umanologica – come oppor-
tunamente precisa Nuzzo – se nasce dal privilegiamento dei contenuti
etico-pratici e storico-antropologici (e, dunque, non meramente teore-
ticistici), non per questo cessa di avere una sua precisa fisionomia spe-
culativa. Da questo punto di vista, Nuzzo si muove in una linea di coe-
renza col suo precedente volume su Vico del 2001 –
Tra Ordine della
storia e storicità
–, alla ricerca cioè di un modello di scienza storica ca-
pace di individuare i principi ordinatori, tendenzialmente universali,
dentro le dinamiche diacroniche del mondo civile delle nazioni. Non a
caso, allora, l’A. ha scelto come saggio di apertura uno studio sui «segni
della storia in Vico», proprio al fine di rimarcare il tragitto, sempre
aperto e reversibile –
Dalla storia metafisica alla storia civile
(come reci-
ta appunto il titolo del primo capitolo). E, ancora non a caso, il volume
si conclude con un ottavo capitolo dedicato ai
Cittadini della storia. La
‘gran città del gener’umano’ in Vico
. Abbiamo, così, nel primo caso, un
uso epistemico, più che strettamente semiologico, del concetto di se-
gno, come qualcosa, cioè, che funge da principio ordinatore entro cui
poter leggere e interpretare, combinare e comparare, creare e ritrova-
re, ogni fatto dell’esperienza umana (p. 4). Mentre, nel secondo caso, la
dimensione storico-civile dell’umano prepara il terreno ‘speculativo’
per uno dei punti di snodo della filosofia politica moderna: l’idea di
cosmopolitismo. E questo proprio grazie al fatto che il vero vincolo di
cittadinanza si conquista, nella prospettiva vichiana, non soltanto nello
spazio dell’umanità, ma anche e soprattutto nel tempo della storia e
dell’incivilimento umano. Alla luce di questa chiave di lettura, si com-
prende bene la particolare attenzione che – a differenza di tanti altri
interpreti del pensiero vichiano, specialmente non italiani – Nuzzo ha
dedicato alla straordinaria ricchezza di materiali accumulatisi nel