NOTE SU
TRA RELIGIONE E PRUDENZA
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Diritto universale
e, in particolare, nel
De constantia
, il luogo forse di
maggiore maturazione dei temi storico-antropologici che poi si concen-
treranno nella
Scienza nuova
. Ma il tutto, per così dire, è sempre con-
densato in una consapevole misura relazionante, dialetticamente aperta,
tra la «integrità metafisica della natura umana» e la «integrità culturale
delle forme di vita umana», sociale, politica, economica, giuridica, reli-
giosa (ma sulla relazione fra uomo e natura in Vico si veda il capitolo
terzo su
Gli eroi ‘ossimorici’ di Vico
). Si tratta del prevalere, ancora una
volta, di uno schema dualistico nella riflessione filosofica vichiana, che
trova la sua espressione forse più manifesta nei relativi spazi di autono-
mia lasciati, da un lato, alla teologia rivelata e alla sua funzione di salvez-
za delle anime e, dall’altro, ad una teologia civile volta a penetrare il
mondo umano delle singolarità. È la ‘religione civile’ di Vico, una reli-
gione, commenta giustamente Nuzzo, che è innanzitutto «religione so-
ciale», allo stesso modo in cui anche la ragione è «ragione sociale».
Si definiscono e si chiariscono in tal modo le sequenze argomentati-
ve di un altro passaggio-chiave della originale prospettiva ermeneutica
di Vico suggerita da Nuzzo. L’importanza delle «pruove filologiche» –
non meno di quelle «filosofiche» – nell’intera economia della riflessio-
ne vichiana. Mi riferisco alla individuazione e formulazione di un «sa-
pere filologico», un sapere che va molto al di là dell’ambito linguistico
e testuale e per il quale si profila una fondazione speculativa, un sape-
re «orientato a diventare ‘sapere di intere culture’, sottraendo il suo
metodo, la sua ‘arte critica’, a un tenore meramente ‘congetturale’,
‘probabilistico’» (p. XVII).
Resta naturalmente – e Nuzzo ne è ben consapevole – una sorta di
distorsione nei contenuti e nelle stesse modalità espositive dell’opera
matura di Vico, nella quale abbondano gli argomenti che porterebbero
a considerare la
Scienza nuova
molto più come un libro di filosofia della
storia (o, comunque, un libro che cerca innanzitutto di chiarire le for-
me di relazione tra i principi della mente umana e il corso storico delle
nazioni) che come un libro di filosofia pratica (e neanche di filosofia
politica
tout court
). Ma, paradossalmente, è proprio la difficoltà a capi-
re i reali motivi della scomparsa delle pagine sulle
Pratiche
nell’ultima
edizione del capolavoro vichiano, che aiuta a formulare un discorso sul-
l’attualità di Vico che non sia troppo appiattito sui modelli dell’etica
pratica contemporanea. Si tratta di una prospettiva di grande equilibrio
che Nuzzo formula nei termini – che anche io ho condiviso prima e
insieme a questo libro – del mantenimento, storiograficamente docu-