GIUSEPPE CACCIATORE
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mentato, di una fondamentale ispirazione politico-pratica del pensiero
vichiano, da un lato, e, dall’altro, di un riverberarsi di tale ispirazione nel
tempo lungo del dibattito attuale, non tanto e non soltanto in riferimen-
to alla cosiddetta riabilitazione della filosofia pratica, quanto, piuttosto,
rispetto ai nuovi termini della discussione dei nessi tra universalismo e
particolarismo, normatività e socialità, ordine e storicità. In effetti, resta
poi non tanto lontana dal vero una ipotesi – anch’essa condivisa in non
pochi momenti del lavoro comune svolto in tanti anni di appartenenza
alla ‘confraternita’ vichiana napoletano-salernitana – che potrebbe aiu-
tare a capire il motivo della scomparsa delle
Pratiche
. Era la straordina-
ria scoperta della dimensione teoretica, epistemica e storico-culturale
dell’
umanologia
che portava alla fine a sciogliere le forme e le spiegazio-
ni dell’agire pratico nell’insieme, da un lato, dei principi normativi della
nuova scienza e, dall’altro, nell’articolazione dei saperi umani.
G
IUSEPPE
C
ACCIATORE
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L’ultima raccolta di saggi di Enrico Nuzzo possiede – oltre al meri-
to di indagare alcuni aspetti nodali del pensiero vichiano con rigore sto-
rico e originalità interpretativa – un prezioso valore aggiunto. I lavori
di Nuzzo consentono di seguire ‘dall’interno’ la gestazione e lo svilup-
po del pensiero di Vico attraverso la discussione delle fonti (esplicite ed
implicite) e l’attento ripensamento dei temi (nel Vico ‘giovane’ e nel
Vico ‘maturo’). Inoltre Nuzzo – per metodo e sensibilità di storico –
sceglie di costruire i suoi saggi a partire dallo scrittoio del filosofo,
quasi sorprendendolo al lavoro. Richiama le posizioni degli autori anti-
chi e moderni pronunciatisi sugli argomenti oggetto dell’attenzione di
Vico; riassume le varie voci intervenute sui medesimi temi nel dibattito
agli inizi del Settecento e poi analizza lo specifico contributo del filoso-
fo napoletano. Tale ‘architettura saggistica’ emerge con nettezza, ad
esempio, in un saggio (per le dimensioni, quasi una monografia) come
‘Saggezza moderna’ e ‘sapienza-prudenza’ nella cultura napoletana tra
’600 e ’700. Vico e il diniego della
sagesse (ma avrei potuto anche sce-
gliere il lavoro sul giuramento, scritto ‘a margine’ del noto volume di
Paolo Prodi,
Il sacramento del potere
)
.
Grazie ad una ‘breve storia della sapienza’ (comprensiva delle pos-
sibili declinazioni della
retraite
) – secondo l’«impostazione diacronica»
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