NOTE SU
TRA RELIGIONE E PRUDENZA
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Ho richiamato preliminarmente questi motivi della ricerca di Nuzzo
perché gli elementi di ‘naturalismo’ e di ‘metafisica’ della filosofia
vichiana, il senso e il valore dell’individualità (che in Vico si rileva nel-
l’esigenza «accertante» della filologia), comprese anche quelle collettive,
la questione di un ‘ordine’ della storia costruito intorno alla nozione di
«storia ideale eterna», il senso di un’ontologia della storia, sono le pro-
blematiche affrontate in questo volume disegnando una linea di costan-
te continuità con quelle discusse in
Tra ordine della storia e storicità
.
Si può così affermare che proprio la dimensione pratica e civile
costituisca uno degli assi portanti dell’interpretazione di Nuzzo, come
si potrebbe dimostrare anche facendo riferimento all’ampia produzio-
ne di lavori che si muovono lungo questa direzione. Penso, per esem-
pio, a saggi come
Vico e la ragione di Stato
, a quelli che hanno indaga-
to il tema del tacitismo (
Vico, Tacito, il tacitismo
) o del machiavellismo
(
Tra frode e autoinganno. Aspetti e figure del machiavellismo e dell’anti-
machiavellismo nella cultura napoletana ai tempi di Vico
), e che tra l’al-
tro hanno fornito un importante contributo alla storia della cultura
politica napoletana (tema a cui peraltro Nuzzo ha dedicato lavori che
spaziano da Doria a Caloprese a Leonardo Di Capua). E tuttavia in
questo recente volume la filosofia pratica viene coniugata innanzitutto
con l’analisi metafisico-religiosa sviluppata da Vico, problematica che
spinge l’A. ad occuparsi, pur all’interno di un generale quadro di rife-
rimento ‘ortodosso’, di religione e religiosità, dell’assenza di Cristo nel-
l’opera vichiana, temi che vengono legati alla questione della «salvezza
delle nazioni», o meglio, facendo riferimento ad Agostino, alla risposta
da fornire all’accusa mossa alla religione cristiana di essere la religione
in conflitto con la ‘salute’ della nazioni. È questo certamente un argo-
mento cruciale, che riflette sulla tensione religiosa del pensiero vichia-
no non intendendola come religione dell’interiorità e della salvezza, ma
guardando alla sua funzione civile ed umanizzante (che chiaramente
allarga la questione ben al di là della sola religione cristiana), capace di
costruire una sorta di «cosmopolitismo ad ispirazione religiosa cristia-
na»
3
. Un problematica che si inserisce in maniera del tutto originale
nelle discussioni intorno al cosmopolitismo moderno, in quanto è in
grado di recuperare anche le più barbare superstizioni, di penetrare nei
«tempi favolosi» pervasi da una logica mitico-magica. Tale quadro, tut-
3
E. N
UZZO
,
Cittadini della storia. La «gran città del gener’umano» in Giambattista
Vico
, in
RP
, pp. 303-304.