NOTE SU
TRA RELIGIONE E PRUDENZA
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Sono partito dalle riflessioni che Nuzzo svolge nell’ultimo saggio (
Cit-
tadini della storia. La «Gran città del gener’umano» in Giambattista Vico
)
perché in esse traspaiono con chiarezza alcuni motivi che attraversano
l’intero libro, il quale si articola intorno al delicato e difficile equilibrio tra
istanza etica e ordine della storia, che introduce, come si è accennato, alla
questione della ragione vichiana come una «ragione pratica», capace di
esprimersi sia attraverso i «costumi» e le «pratiche» del vivere comune
umano, sia comprovando l’idea della Provvidenza come «divina architet-
ta» del mondo delle nazioni. Ciò sposta l’interesse dell’autore su un tema
al quale viene dedicato ampio spazio in particolare nel quinto capitolo del
libro, vale a dire quello dell’«assegnazione alla
religio
della funzione di un
fondamento metapolitico della vita sociale, civile, degli uomini»
5
. Una
funzione che in Vico, come si argomenta anche attraverso la riflessione
intorno alla «pietà», doveva essere discussa innanzitutto sottraendo la
religione cristiana al dilemma tra «un ‘comando’ alle ‘virtù’ socialmente
produttivo, ma sprovvisto dei caratteri forti della ‘ragione’» – dove il
potenziamento dell’elemento della produttività sociale del ‘comando’
rischiava di assimilare la religione cristiana a quelle pagane – e «un alto
‘vero’, un’elevata ‘ragione’, incapace però di intervenire profondamente
nella realtà storica a fini di conservazione e promozione delle società
umane»
6
. Data la perizia filologica e critica dell’A., non si fa qui riferimen-
to ai numerosi luoghi vichiani utili a dare forma al discorso rimandando
direttamente alla ricchezza del testo. Appare opportuno, piuttosto,
accennare alla interessante distinzione posta tra il piano dell’«utile incon-
sapevole» e quello della «prudenza». Anche qui il discorso di Nuzzo si
articola in una densa e complessa stratificazione di problematiche intor-
no all’utile che vanno, tanto per accennarne qualcuna tra quelle prese in
esame, dalle difficoltà di un discorso sull’utile in un pensiero dalle inten-
zioni ortodosse ad una possibile lettura in chiave antropologica, che con-
ferma come l’intenzionalità vichiana si muova nella direzione di un fon-
damento della vita sociale iscritto proprio nella dimensione dell’utile
piuttosto che del religioso
7
. Ma ciò che interessa mettere in luce è che dal
piano di un agire umano «assistito da un disegno provvidenziale» si passa
a quello nel quale i popoli convengono alle leggi universali non per timo-
re di Dio, né per immediato utile particolare, né per assenso alle massime
5
La filosofia pratica di Vico tra religione e prudenza
, ivi, p. 213.
6
Ivi, p. 220.
7
Ivi, pp. 223-224.