IN RICORDO DI STEPHAN OTTO
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ininterrotto incontro di studio e di amicizia, durato trenta anni. Nel 1983
Otto fu tra i relatori di un convegno su Dilthey a Maratea e l’anno suc-
cessivo io ricambiai la visita e fui professore ospite per oltre due mesi
presso il prestigioso ‘Institut für Geistesgeschichte und Philosophie der
Renaissance’, fondato da Ernesto Grassi e poi per tanti anni, a partire dal
1973 e fino al 1997, diretto da Otto. Da allora le occasioni di incontro
(non solo filosofiche, ma anche umane ed amicali) sono state tante ed io
e i colleghi napoletani siamo usciti sempre arricchiti da una filosofica
Auseinandersetzung
mai formale con un tenace e spesso non facile inter-
locutore. Ricordo una sua lettera di garbata polemica e di franco dissen-
so su un convegno (organizzato nel 1996 dal Centro napoletano in colla-
borazione con alcune università berlinesi) su Vico e Wolff, al quale coe-
rentemente decise di non intervenire perché riteneva sbagliato e impro-
ponibile l’accostamento dei i due filosofi, persino dal punto di vista della
filosofia pratica, oggetto, per lui, abbastanza indistinto e nebuloso.
Sono stati tanti i momenti di vita scientifica e di amicizia che ora
scorrono nella mia mente: tra essi non potrò mai dimenticare l’affetto e
la premura dimostratemi in occasione della presentazione del mio libro
tedesco su Vico che egli fece, insieme a Jürgen Trabant, all’Istituto ita-
liano di cultura di Monaco. E ancora: presso il Dipartimento di Filo-
sofia di Napoli egli tenne un importante ciclo di lezioni seminariali che
preparavano e argomentavano il punto di passaggio dal primo al secon-
do volume della
Rekonstruktion
, programmaticamente dedicato alla
elaborazione sistematica della critica della ragione storica. Il saggio, cu-
rato e tradotto da Antonello Giugliano (uno dei pochi in Italia che ha
dedicato a Stephan Otto nel 1987 un saggio interpretativo esaustivodal
titolo:
Critica della ragione storica e ricostruzione della storia
) si intitola
Il profilo teorico-dialettico-speculativo della critica della ragione storica
e
fu pubblicato come memoria, presentata da Fulvio Tessitore, negli Atti
dell’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Napoli nel 1986. In que-
sto scritto già si intravede il serrato confronto di Otto, dopo Dilthey e
Husserl, con l’altro grande filosofo della ragione storico-dialettica:
Hegel. Una critica della ragione storica che avesse voluto definitiva-
mente integrare e superare Kant doveva affiancare allo storicismo di
Dilthey e alla fenomenologia trascendentale di Husserl, il profilo dia-
lettico-speculativo della logica hegeliana come logica strutturale della
storia, e non certo come rinnovata metafisica dello spirito.
Ma torniamo a Vico. Stephan Otto era diventato un ospite abituale
del Centro di Studi Vichiani, ora divenuto ‘Istituto per la storia del
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