LAURA MOSCATI
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loro terre e del loro tempo. Nell’Introduzione, l’A. mette in luce i punti
di contatto del loro pensiero che risultano molto più numerosi di quan-
to si potesse ritenere. Ma la De Pascale non si limita a quelli emergen-
ti e scava nelle opere dei due giuristi per dimostrare, attraverso un’ap-
profondita indagine dei loro scritti, come anche le divergenze possano
risultare solo apparenti.
In linea generale, il volume evidenzia, attraverso l’analisi del pensie-
ro dei due studiosi, la transizione dal momento rivoluzionario al mode-
ratismo costituzionale. Uno dei problemi più significativi è quello dei
modelli culturali e di quelli giuridici. Pagano è ben inserito dall’A. nel
quadro teorico giusnaturalistico e la sua scelta per il modello repubbli-
cano è inquadrata nella dottrina giuspolitica. Anche Romagnosi è di
fondo giusnaturalista, nonostante la sua preferenza sia monarchica.
Ambedue si presentano come giuristi-filosofi, «tecnici della felicità»,
con un ruolo ben preciso che oltrepassa quello di consigliere del prin-
cipe, in linea con la tradizione che poneva «la filosofia in soccorso del
Governo», secondo una celebre espressione di Filangieri.
L’opera costituzionale di Pagano è meno studiata e viene collocata
dall’A. all’apice della sua produzione teorica come corollario dei
Saggi
politici
e del suo impegno pratico come protagonista della Commissione
legislativa per una nuova costituzione. Egli subisce fin dalla sua forma-
zione l’influenza delle grandi correnti di pensiero europee, anche se i
riferimenti talvolta non sono espliciti. L’architettura costituzionale, con
alcuni rilevanti correttivi come il controllo costituzionale, è indubbia-
mente di marca francese, in quanto si rifà alle Dichiarazioni dei Diritti e
ai testi delle Costituzioni, in particolare quella dell’anno III. Vi sono,
però, alcuni elementi fondamentali del pensiero di Pagano che richia-
mano implicitamente il mondo anglo-americano. Nella premessa al testo
costituzionale del giurista napoletano spicca, ad esempio, il riferimento
a Locke e alla nuova visione proprietaria nei suoi nessi con il lavoro,
attraverso un legame tra filosofia e diritto, di cui è permeata tutta la sua
opera. D’altronde le idee di Locke, attraverso l’opera di Barbeyrac,
erano giunte in Francia e avevano avuto grande diffusione in Europa.
Di influenza francese è invece l’analisi del rapporto tra partecipazio-
ne e uguaglianza. Pagano discute in modo articolato la tesi di Rousseau
sull’originaria naturale uguaglianza degli uomini. In particolare l’ugua-
glianza è assoluta quando concerne quei diritti che rientrano oggi tra i
diritti fondamentali della nostra carta europea. Invece l’uguaglianza
non è opportuna per i diritti politici e deve essere temperata, sulla scia
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