FABRIZIO LOMONACO
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attraverso i moderni concetti di
amministrazione
e
legislazione
. Tutto
ciò offre materia di riflessione su una parola chiave della filosofia civi-
le romagnosiana, l’«incivilimento», espressione polisensa, confluenza
di motivi economici, politici, culturali e sociali, in grado di mostrare la
consistenza della nuova scienza sociale. Questa poteva aggiornare la
sapienza civile genovesiana e avvalorare la fortuna critica della lezione
di Vico alleato di Platone, il filosofo non metafisico della vita civile e
della scienza dell’uomo sociale che ai «
Filosofi Monastici, o solitari
»
aveva contrapposto i «
Filosofi Politici
, e principalmente i
Platonici
».
Nel tardo illuminismo italiano al filosofo napoletano si riconosce il gran
merito di aver fatto della storia una
scienza nuova
della società, fonda-
ta sui fatti e l’agire umano in connessione con la realtà naturale. La sua
eredità sta nella riconosciuta unità del mondo storico-naturale da rico-
noscere scientificamente con una nuova teoria dell’evoluzione morale e
politica dell’umanità secondo le immutabili leggi fisiche che sono a fon-
damento del corso storico delle nazioni, esplorate nelle loro arcane ori-
gini religiose e civili. In tale contesto sono emerse due originali conqui-
ste della cultura moderna tra Sette e Ottocento: da un lato, la dimen-
sione filosofica della storicità della stessa ragione ordinatrice secondo
la lezione storicistica del vichismo; dall’altro, le esigenze dello speri-
mentalismo empiristico e delle filosofie politiche dell’illuminismo. Lo
confermano le più aggiornate ricerche della storiografia contempora-
nea, riferibili rispettivamente ai magistrali e ben noti studi di Fulvio
Tessitore e Nicola Badaloni dagli esiti non convergenti sulla fortuna
della
filosofia nuova
di Vico. La tendenza allo studio ‘analitico’ delle
relazioni tra vichismo e illuminismo – di cui ha trattato Gioele Solari
nel primo Novecento – è stata benemerita nel contribuire, direttamen-
te e no, a correggere l’immagine di un Vico tutto preromantico. Ma di
quelle relazioni si sono potuti cogliere le forme e i contenuti originali
da quando è stato adeguatamente ripensato il mondo del diritto. Esso
nei lettori settecenteschi non è mai incluso in un orizzonte trascenden-
te le esigenze etico-politiche cui si richiamano i contenuti dei
diritti
in
divenire alla luce di una
scienza nuova
dei
princìpi
, fondata sull’allean-
za di
filosofia
e
legislazione
. Su tale connessione la tradizione storiogra-
fica ha esercitato una strategia di sistematica denigrazione e di oblio, al
punto che è stata quasi sempre sottovalutata la polemica nei confronti
degli
arcana juris
, per contrapporre ai vecchi modelli di
Ratio Status
l’uso pubblico della ragione; di una
ratio legis
,
conformatio legis ad fac-
tum
nell’esperienza degli uomini che con il diritto conquistano il senso