NOTE SU
FILOSOFIA E POLITICA NEL PENSIERO ITALIANO
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della vita in comune, opposto all’anarchia feudale e al potere tempora-
le della Chiesa.
L’indiretta ma non sottaciuta comparazione tra Pagano e Romagnosi
si nutre dell’idea di
perfezionamento
sociale, intesa alla luce di due
forze nell’uomo e nella natura, la «concentriva» e la «propulsiva», coe-
renti con alcune premesse di un discorso politico che ha rinnovate basi
di filosofia della storia, di antropologia e di diritto penale (a proposito
della teoria della pena e della ‘dottrina’ delle prove). Da questo punto
di vista risultano in comune anche alcune fonti di livello internaziona-
le: Beccaria e Filangieri, il Vico dell’autore della
Scienza della Legisla-
zione
che Pagano rilegge nell’impianto empiristico e naturalistico della
sua filosofia (per cui prima di Vico e con Vico c’è Boulanger e prima
ancora il naturalismo di Cirillo di ispirazione massonica, come docu-
mentato da fondamentali contributi di Giuseppe Giarrizzo). In Roma-
gnosi al naturalismo si affianca l’utilitarismo, materia di moralità della
vita pubblica e dell’agire politico. Da qui l’influenza contrastata della
lezione di Rousseau (per la questione dell’origine della diseguaglianza)
e di Montesquieu le cui posizioni ereditate dall’esperienza anglosasso-
ne sono rifiutate. Con ciò la ricostruzione della De Pascale non può né
vuole esaurirsi in un rinnovato accertamento della scontata presenza di
Vico nell’illuminismo italiano, perché sa che è fuorviante insistere sulla
prevalente o addirittura esclusiva origine vichiana dei Lumi alla luce di
un presunto primato teoretico. Abbandonare la risorgente tentazione
di una forzata e improduttiva ricostruzione vicocentrica significa rico-
noscere la complessità di motivi e varietà di proposte politico-culturali
cui vanno iscritte le ‘dimensioni’ stesse del vichismo nella tradizione
illuministica italiana. Perciò, contestare, come fa opportunamente l’A.,
una «linea genealogica strettamente monocorde» di segno vicocentrico
non significa – almeno per ciò che riguarda la ricostruzione del pensie-
ro paganiano – eludere i temi (vichiani) dei
bisogni
e della
giustizia
,
quest’ultima non come «aritmetica uguaglianza» ma uguaglianza di
«proporzione», testimonianza della presenza dell’aristotelismo politico
nel dibattito sulla costituzione (come sa bene l’A., acuta studiosa del te-
ma nel recente
Giustizia
, Bologna, 2010). In tale contesto le classiche
figure
aristoteliche sono collegate all’idea di
ordine
che realizza l’inne-
sto del diritto sulla natura e colloca gli umani
bisogni
in un equilibrio
sociale, segnato dal dominio degli
estremi
. Nella seconda edizione dei
Saggi politici
(1792) il tema è discusso in un interessante brano intro-
dotto nel capitolo XX del
Saggio V
(assente nel corrispondente capito-