to critico con le posizioni di Hayden White. La tesi di White è che Vico
ci aiuta a capire, con l’idea di genere fantastico e la sua genesi tutta
umana, come sia del tutto artificiale (e non naturale per principio) la
divisione dei generi e dei tipi stessi di umanità, con tutte le conseguen-
ze che ciò comporta sul piano della formazione delle culture e delle
società. Ma il filosofo napoletano ci dice anche, sempre secondo lo stu-
dioso americano, che la produzione dei generi può avvenire proprio
grazie alla sua idea di
logica poetica
, quella logica capace di creare le
cose grazie innanzitutto ad una ‘figurazione metaforica’. Ma il discorso
di White sembra di grande interesse alla Gessa perché la ‘desostanzia-
lizzazione’ dei generi e la teoria degli universali fantastici costituirebbe,
secondo il filosofo americano, una traccia importante per la discussio-
ne interna al femminismo e per la distinzione tra
sex
e
gender
. Come si
vede il metodo di lettura e di interpretazione della filosofia di Vico pro-
posto da Gessa viene ancora una volta condotto, pur con la consapevo-
lezza dell’allontanamento dal contesto teorico e storico in cui quella
filosofia era sorta, a un livello di originale confronto con la riflessione
filosofica contemporanea. Così, se da un lato la desostanzializzazione
dei generi fantastici di Vico veniva riformulata come «l’archeologia
della teoria del femminismo
queer
e
cyborg
»
7
(da Judith Butler a Donna
Haraway), dall’altro veniva reinterpretata, sempre in una direzione di
lettura tesa a privilegiare la razionalità altra e più ampia della mente
sensibile, l’idea di Pietro Piovani sul pensiero di Vico come una
filoso-
fia senza natura
. L’accostamento tra due filosofe femministe, tra le più
radicali, e l’austero filosofo morale dell’Università di Napoli (uno dei
maggiori filosofi italiani del Novecento), può a prima vista sembrare
azzardato (se non irriverente), anche se Piovani è apparso sempre intel-
ligentemente e criticamente aperto ai nuovi linguaggi del secolo XX. E,
tuttavia, il tratto di comunanza che Gessa scorge tra posizioni così
apparentemente lontane, è fornito proprio da un certo tipo di interpre-
tazione di Vico e della sua forte critica alla sostanzialità dei generi uni-
versali, sia naturalistici che razionalistici:
Che Vico abbia
desostanzializzato
i generi, che cioè, per definire i criteri utili a
conoscere il mondo ed orientarsi in esso i bestioni abbiano utilizzato come refe-
IN RICORDO DI VANNA GESSA KUROTSCHKA
11
7
Cfr. V. G
ESSA
K
UROTSCHKA
,
Generi fantastici e mostri cyborg
, in
Il sapere poetico
e gli universali fantastici
, cit., p. 159.