migliori del pensiero e dell’opera di Vico, a recepire meglio la sua filosofia:
«L’insegnamento vichiano, in tale contesto, si impone nel suo valore metodo-
logico di una sintesi di soluzioni contrapposte che devono la loro efficacia
rivoluzionaria più che al contenuto di singole teorie, al carattere stesso ibrido
di un attraversamento epocale» (p. 23). In queste pagine dedicate a Vico ciò
che emerge è soprattutto la modernità del suo pensiero, che risiede per l’A. nel
modo assolutamente eccentrico di rimeditare sul passato «in forme di progres-
so e di razionale equilibrio» (
ibid.
).
I saggi che seguono sono invece rispettivamente dedicati a Ferdinando
Galiani, a Giuseppe Maria Galanti e a Francesco Mario Pagano. Dell’abate
Ferdinando Galiani l’A. ricorda giustamente la commedia per musica
Socrate
immaginario
(
Il
Socrate immaginario
dell’abate Galiani: l’attribuzione e l’allesti-
mento
, pp. 37-75), e ne ripercorre la complessa vicenda della composizione,
dell’attribuzione e della messa in scena a Napoli nel 1775, soffermandosi anche
sulle alterne vicende e sul contesto storico entro cui si inscrive questo genere
musicale, come pure sulla particolare scelta linguistica operata in questo caso
dall’abate napoletano. Nel contributo dedicato a Giuseppe Maria Galanti (
La
riflessione illuministica del Galanti sul romanzo e l’idea di natura e di classico
,
pp. 77-134) Giannantonio ricorda invece le modifiche apportate dal romanzo
negli orientamenti del gusto in Italia. Di Galanti vengono quindi richiamate le
riflessioni su questo genere letterario, insieme a quelle sull’idea di natura e di
classico, non senza qualche richiamo – a dire il vero non sempre pertinente – a
Vico, come nel caso del ‘rigetto’ da parte di Galanti della
Scienza nuova
negli
anni della sua profonda crisi spirituale, e della divaricazione proposta da lui,
come pure da Pagano, tra mondo primitivo e molto ‘colto’, che rappresenta
«un avanzamento ulteriore rispetto a Vico e alla sua omologazione del linguag-
gio dei tempi colti a quello dell’originario mondo poetico» (p. 108). Di
Francesco Mario Pagano infine (
L’ambiguità dei saggi estetici di Francesco Mario
Pagano
, pp. 135-149) l’A. prende in esame la contraddizione rilevata da parte
della critica tra storia ideale e storia reale, una contraddizione che autorizza a
considerare i due
Saggi estetici
molto diversi da quelli
Politici
: il discrimine di
questa differenza per Giannantonio è da cogliere nell’assimilazione ‘tutta
vichiana’ dei principi ideali di una perfettibilità umana e nella logica del pro-
gresso, che per Pagano erano più idonee alle ‘arti’ che alle leggi della storia.
Nel contributo che segue (
Per una rifondazione del vichismo nel primo
Ottocento
, pp. 151-162) Giannantonio, ricordando la svolta politica della rivo-
luzione napoletana del ’99 – che rappresenta il discrimine di un mutamento
ideologico – riflette sul contributo della generazione dei post-rivoluzionari alla
storia delle idee, i quali assunsero gli insegnamenti ereditati da Vico per com-
piere scelte di fondo molto precise, tramite le quali assunsero la letteratura a
categoria «assoluta di una rifondazione dei principi di civiltà e di umanità» (p.
152). Il riconoscimento di questa nuova identità intellettuale determinò pure
RECENSIONI
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