Nel saggio
Universalismo ético y diferencia: a partir de Vico
(pp. 57-72),
apparso in italiano in questo «Bollettino» XXXVIII (2008) 2, pp. 7-26,
Giuseppe Cacciatore pone invece il problema della mediazione tra un ordine
del pensiero che esprime l’istanza di un «sensato universalismo etico» (p. 59) e
l’irriducibile varietà dei fatti del mondo e della storia. In tal modo egli discute
della possibilità di pensare, a partire da Vico, una teoria dell’interculturalità
capace di tradursi come continua relazione tra particolarità differenziate, e «un
universalismo condiviso» (p. 59), cioè relazionale e plastico. In quest’ottica può
rivelarsi proficuo attingere alla ricerca filosofica di Vico poiché, argomenta
Cacciatore alla luce dei testi (
Orazioni inaugurali
,
De ratione
,
Scienza nuova
1744), una delle grandi finalità del pensatore napoletano consiste nella realizza-
zione di una mediazione tra la particolarità della dimensione storico-antropolo-
gico-linguistica e l’universalità del substrato comune delle religioni, delle mito-
logie, dei dizionari mentali dei popoli. In breve, Vico ha forgiato un’idea di filo-
sofia umana e civile come necessaria mediazione tra il piano dei principi uni-
versali e la dimensione storico-diacronica e multilaterale dello sviluppo delle
nazioni, iniettando un efficace antidoto contro la sempre possibile ricaduta
dogmatica dell’universalismo: si tratta del criterio-guida secondo cui la dimen-
sione generale non deve mai essere slegata dalla storicità determinata delle
nazioni e dalle differenze storico-culturali delle singole comunità. È più che
plausibile, secondo Cacciatore, rintracciare un itinerario che va da Vico alla
contemporanea antropologia storica e captare nell’articolazione dinamica del-
l’universalismo e della differenza elaborata dal filosofo napoletano i germi teo-
rici del «
pensiero meticcio
» e della «
ibridazione delle culture
» (p. 68). L’opera di
Vico esprime pertanto tutta la pregnanza della storia sul piano teoretico come
su quello culturale. La storia non si riduce alla raccolta di resti e testimonianze
e alla narrazione di eventi del passato, ma è in maniera decisiva «ricerca genea-
logica di valori e identità che si formano e si tra-sformano» (p. 69). Tali valori
e identità sono salvaguardati grazie all’azione della memoria, dell’immaginazio-
ne e della creatività dell’uomo e, soprattutto, possono essere intrecciati e con-
taminati nell’orizzonte mobile e temporale del mondo delle nazioni.
Il saggio di Giuseppe D’Acunto,
La tópica en Vico como método del razona-
miento ‘aporético’
(73-90), sviluppa la tematica della topica giuridica quale
modello del ragionamento filosofico in Vico. Il modo di procedere aporetico
del giurista, a partire da Aristotele e Cicerone, si presenta come «tecnica del
pensare problematicamente» (p. 76), che si dirige cioè verso il problema, come
riflessione che va alla ricerca delle premesse e la cui sola istanza di controllo è
costituita dalla discussione. Trattando poi il tema delle controversie retoriche in
Vico, dove si distingue tra
infinita quæstio
e
finita quæstio
, D’Acunto dà rilievo
all’analogia vichiana tra la modalità cognitiva dell’
intelligere
, quale organo della
topica, e l’atto semiotico del
legere
. Alla luce del
De antiquissima
, si può ricor-
dare che per Vico la struttura dell’intelletto umano è diano-etica e discorsiva, il
RECENSIONI
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