ni’ a cui invece fa riferimento F. de Vitoria, ma considera come sola forma di
guerra plausibile quella che si configura come risposta ad un’offesa subita e
che, sul piano internazionale, ha luogo quando un popolo attenta alla legge
naturale o non rispetta un trattato.
Il saggio di Fulvio Tessitore,
Sentido común, teología de la histoira e histo-
ricismo en Giambattista Vico
(pp. 111-136), pubblicato originariamente in ita-
liano nel volume
Storia, filosofia e letteratura. Scritti in onore di Gennaro Sasso
,
a cura di M. Herling e M. Reale (Napoli, Bibliopolis, pp. 413-436), e nel volu-
me II degli Atti del Convegno internazionale (Sevilla, 4-9 ottobre 1999),
Pensar para el nuevo siglo. Giambattista Vico y la cultura europea
, a cura di E.
Hidalgo-Serna, M. Marassi, J. M. Sevilla e J. Villalobos (Napoli, La Città del
sole, 2001, pp. 537-570), propone una riflessione sul ‘problema Vico’ nella cul-
tura storico-filosofica italiana ed europea secondo un asse tematico che per-
corre alcuni fondamentali nodi concettuali vichiani (tra cui il senso comune e
la teologia della storia). Tessitore sostiene che, al di là delle possibili interpre-
tazioni del pensiero vichiano (ad esempio la lettura in chiave ‘umanologica’ di
Piovani e quella centrata sulla sua politicità costitutiva, proposta da
Giarrizzo), è indiscutibile, in Vico, la centralità del dato storico della vita degli
uomini, che non può essere ricondotto alla linearità dei processi razionali. La
lenta e laboriosa scoperta vichiana della storia fa leva sulla convinzione che la
ragione non è il principio creativo della vita, bensì il suo criterio di interpreta-
zione: nella genesi del mondo umano acquista così un peso decisivo la fanta-
sia, che non è assolutamente priva di logica, ma rivela una sua particolare logi-
ca che la rende capace di conoscenza. Si tratta però di una forma di conoscen-
za improntata alla flessibilità della creatività, non piegata al rigido criterio di
una pura ragione che, cartesianamente, si coestenderebbe alla realtà intera.
Siamo così nella sfera del senso comune, criterio di conoscenza alternativo,
che si genera
dal
e concerne
il
verosimile. In quest’ambito, spiega Tessitore, si
rivela quel limite che non consente all’uomo di attingere il vero nella sua
purezza, per cui ci si deve sempre confrontare con quanto sta intorno ad esso,
con la molteplicità delle cose della vita. Il passaggio-chiave della riflessione
vichiana su cui insiste ancora Tessitore è che la scoperta dei limiti della ragio-
ne coincide con l’identificazione dei limiti della storia, considerata sotto la
categoria di possibilità e non sotto quella di necessità, ovvero «come ordine
ordinante e non come ordine ordinato» (p. 131). La storia non è una realtà
assoluta, totalizzante; la vicenda processuale delle comunità umane va letta
non alla luce di una teleologia, bensì di una teologia della storia quale spazio
del confronto tra ordine di Dio e piano dell’uomo: in quest’ambito si ricono-
sce la libertà dell’uomo, la cui vicenda si sviluppa nella ricerca di risposte agli
incomoda
della vita. La forza dell’opera vichiana, conclude dunque Tessitore,
sta nella la scoperta dell’idea di «
evenienza
» (p. 132), che esprime quel campo
di forze contrastanti eppur interagenti in cui il nuovo si innesta senza oblite-
RECENSIONI
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