dell’ingegno. Pertanto, la creatività poetica quale espressione dell’ingegno rap-
presenta, in Vico, quella disposizione primordiale non raziocinante con cui la
mente entra in rapporto con il mondo e si profila nell’umanità infantile come
forma della rivelazione del divino.
Chiude questa seconda sezione la recensione di Fulvio Tessitore al libro di
José M. Sevilla,
El espejo de la época. Capítulos sobre G. Vico en la cultura his-
pánica (1737-2005)
, presentación de G. Cacciatore, con un Prólogo de A.
Heredia Soriano, Nápoles, La Città del sole, 2007, pp. 676, Colección
Pensamiento Latino, 1 (pp. 177-180).
Nella sezione «Estudios generales de ámbito viquiano» Joquín Barceló pre-
senta un saggio su
Lenguaje poético y metáfora en la obra de Ernesto Grassi
(pp.
183-200). Mettendo in luce la tradizione dell’umanesimo ‘retorico’ che, parten-
do da Cicerone, raggiunge l’acme nell’opera di Vico, Barceló indaga la portata
filosofica della metafora nel pensiero di Grassi. Mediante la metafora, che –
secondo Grassi – non è un fatto letterario, ma rappresenta un problema onto-
logico, l’essere si chiarifica e si manifesta nel suo significato per l’uomo, e in
primo luogo nella sfera dell’affettività, la cui logica precede dunque la logica
della ragione. È possibile così legittimare la tradizione dell’umanismo retorico
proprio perché la retorica studia le passioni e i modi con cui stimolarle e domi-
narle. Nell’altro articolo che compone la terza sezione dei «Cuadernos» (
La crí-
tica a la tradición monista occidental desde el pluralismo de I. Berlin
, pp. 201-
218) Elena García Guitián si occupa della critica di Berlin al monismo.
Contestando l’idea che esista una natura umana fissa e immodificabile che spin-
ge tutti gli uomini di tutte le comunità a perseguire mete comuni, Berlin pensa
che il tratto fondamentale della vita umana sta nella sua variabilità individuale
e culturale: egli sostiene, facendo riferimento anche a Vico, che gli uomini sono
esseri che si automodificano e in grado di scegliere liberamente, all’interno dei
limiti della natura e della storia, tra fini suscettibili di entrare in conflitto tra
loro. Nelle opere di Berlin, osserva a proposito l’A., non mancano espliciti rico-
noscimenti dell’influenza vichiana (come anche di quella herderiana), ma non
da meno è il retaggio kantiano, in particolare in rapporto alla convinzione che
la capacità di scegliere è ciò che contrassegna l’umano: così, se da un lato la
lezione di Vico e di Herder trasmette l’idea che i singoli uomini nascono e pen-
sano all’interno di una determinata tradizione, dall’altro la lezione kantiana fa
pendere la bilancia dal lato della libertà e dell’individualità.
A questa sezione, infine, seguono altre tre: «Communicaciones, Estudios
bibliográficos y Reseñas», «Información bibliográfica», «Biblioteca», cui
abbiamo accennato all’inizio, che forniscono presentazioni, sintesi e informa-
zioni su lavori che si collocano nella sfera della letteratura vichiana e su altre
pubblicazioni di carattere storico-filosofico.
R
AFFAELE
C
ARBONE
RECENSIONI
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