posizioni nazionalistiche di Aoki sarebbe
interessante sapere di più sul rapporto fra
il suo interesse per la filosofia italiana e il
contesto diplomatico contemporaneo, e
ci si potrebbe domandare se la stessa
dicotomia Vico-Cartesio, oltre a rimanda-
re, inaugurando una caratteristica impor-
tante della recezione di Vico in Giap-
pone, alla più generale dicotomia «bet-
ween historical concreteness and mathe-
matic abstraction» (p. 182), non assumes-
se in Aoki una valenza politica.
A questa prima fase risale anche il
primo tentativo di tradurre la
Scienza
nuova
in giapponese, da parte di
Masatoshi Kuroda, che vide la luce nel
1946, all’indomani della fine della guerra.
Parziale (si arresta al capitolo sulla logica
poetica) e lacunosa, la traduzione di
Kuroda sarà sostituita nel 1976 dalla
nuova versione, condotta da Jun’ichi
Shimizu e Yoshiaki Yoneyama e promos-
sa da Ikutarô Shimizu. Quest’ultimo
appare il protagonista assoluto della
‘seconda fase’ del ‘vichismo’ nipponico, e
questa volta l’A. pone esplicitamente in
relazione l’interesse per Vico – manifesta-
to, prima che nella traduzione sopra men-
zionata, in una serie di saggi inaugurata
da quello del 1972 significativamente
intitolato
Il nemico di Cartesio
– con
l’evoluzione del pensiero di Shimizu dalle
iniziali posizioni pacifiste a un marcato
nazionalismo che connota la stessa lettu-
ra antirazionalista (e quindi antiocciden-
tale), antimoderna e antinvidualistica che
egli offre del pensiero vichiano.
Il fascicolo monografico tributato a
Vico, nel luglio 1987, dalla rivista «Shisô»
(di cui i lettori italiani ebbero notizia gra-
zie una lunga recensione pubblicata da
Paolo Villani su questo «Bollettino» nel
1989) segna l’inizio della terza fase della
fortuna di Vico in Giappone, caratterizza-
ta da un forte sviluppo tanto delle
traduzioni quanto delle ricerche, e domi-
nata dalla figura e dall’opera di Tadao
Uemura. Lo stesso Uemura ha raccontato
a più riprese (da ultimo in un intervento
contenuto nei già citati atti del convegno
napoletano su
Vico e l’Oriente
) la propria
autobiografia intellettuale e il ruolo pre-
ponderante rivestito all’interno di essa dal-
l’incontro con Vico. Il medesimo tragitto –
ed è un contributo prezioso per il lettore
che non possa accedere agli originali giap-
ponesi – è qui ripercorso sulla base di un
esame diretto dei testi di Uemura, in parti-
colare dei suoi volumi
Il dubbio di Vico
(1988),
Vico barocco
(1998) e
Vico. Verso le
origini della conoscenza
(2009), l’ultimo
dei quali riprende e rielabora i contenuti
dei primi due, e della sua intensa opera di
traduzione – inaugurata nel 1987 con il
De
ratione
(in collaborazione con Chikata
Sasaki) e proseguita con il
De antiquissima
(1988) e con la
Scienza nuova
(2007) – che
viene analizzata anche in relazione ad
alcune particolari scelte linguistiche.
All’interno di tale analisi l’A. sembra porre
in primo piano gli aspetti epistemologici
rispetto a quelli politico-civili dell’approc-
cio di Uemura a Vico, il ruolo delle letture
di Husserl, Paci, o della critica di
Gadamer, rispetto alle influenze di
Gramsci, De Giovanni o dello stesso Said.
L’attenzione dello studioso giapponese per
il tema civile della
prudentia
è inserita così
in un percorso che muove dall’individu-
azione (in rottura con la tesi dell’isolamen-
to del filosofo napoletano, pur se all’inter-
no della connotazione ‘obliqua’ del suo
pensiero rispetto al filone razionalistico
dominante) del carattere ‘barocco’ della
fondazione vichiana del pensiero sulla
facoltà dell’
ingenium
e, passando attraver-
so l’interesse per il problema del ‘verosim-
ile’, si concentra sul tema della metafora.
L’A. sottolinea la declinazione costruttivis-
tica attribuita da Uemura al concetto di
metafora in Vico, vista come il momento
stesso della creazione del significato: una
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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