declinazione, questa, che si riverbera sul-
l’interpretazione dell’origine del linguag-
gio e sulla stessa teoria del
verum/factum
.
Sintetizzando le varie componenti il pen-
siero dello studioso giapponese, l’A. sug-
gerisce che per Uemura «all those differ-
ent civilizations, aporetically founded on
common sense, on the original source of
poetical and metaphoric act, are united
together in one single civilization of
humanity by analogy (verisimilitude),
rather than by the univocal certainty of
mathematical sciences» (p. 188).
Nelle ultime pagine dell’articolo l’A.
ritorna sugli elementi di continuità nella
recezione giapponese della filosofia
vichiana, che estende in certa misura agli
altri paesi dell’Asia Orientale (
in primis
la
Corea) e che riassume nella questione
dell’identità fra Occidente e modernità,
proponendo però una distinzione (corri-
spondenti rispettivamente alle polemiche
vichiane contro la
boria delle nazioni
e la
boria dei dotti
) fra un più generale ricor-
so a Vico in opposizione «to the West, or
at least to some aspects of what is normal-
ly perceived as Western culture» (p. 189),
e un’altra tendenza che si contrappone
più in particolare al riduttivismo scientifi-
co cartesiano. La conclusione dell’A.,
secondo cui l’interesse degli studiosi
giapponesi per Vico si lega in primo
luogo alla percezione di un’alterità del
filosofo napoletano rispetto al
mainstre-
am
della cultura occidentale, appare sen-
z’altro in linea con un’immagine ormai
consolidata, mentre desta interesse, e
meriterebbe di essere ulteriormente argo-
mentata, l’osservazione secondo cui alcu-
ni di essi avrebbero percepito una simili-
tudine fra il contesto, politicamente e cul-
turalmente subalterno della Napoli
barocca, e quello del Giappone dopo la
Rivoluzione Meiji.
[D. A.]
3. C
AMPAGNOLA
Francesco, recensione a
Vico e l’Oriente
, a cura di D. Armando, F.
Masini, M. Sanna (Roma, TielleMedia
Editore, 2008) in «Belfagor» LXVI
(2011) 1, pp. 109-112.
4. C
ICCARELLI
Pierpaolo,
Impossibilità di
‘immaginare’ e difficoltà di ‘intendere’. Il
contributo di Vico ad una archeologia del
non concettuale
, in «Fogli di filosofia» I
(2010), pp. 1-16.
Partendo dal presupposto che il
destino della
Scienza nuova
è sempre
stato quello di ‘subire’ una serie costante
di attualizzazioni, Pierpaolo Ciccarelli
riflette sul perché un tema estremamente
attuale della filosofia contemporanea,
quale è quello del «non concettuale», si
presenti in Vico collocato «in un ambien-
te concettuale» (p. 2) di carattere metafi-
sico, o per meglio dire ontologico, così
poco attuale e contemporaneo. L’ipotesi
di lettura dell’A. è pertanto quella secon-
do cui l’esigenza che induce Vico alla
«metafisica ontoteologica» è di carattere
critico e non dogmatico, per cui il ‘com-
pito’ della
Scienza nuova
sarebbe quello
di «collocarsi al principio, ossia incomin-
ciare laddove il pensiero umano comin-
cia» (p. 9). Nelle pagine finali del saggio,
quindi, Ciccarelli richiama l’avvertenza di
Vico riguardo l’impossibilità di immagi-
nare e la difficoltà di intendere: è impos-
sibile immaginare come è altrettanto dif-
ficile intendere «la funzione di unificazio-
ne non concettuale del molteplice che
Vico individua nei caratteri poetici con
cui parlavano i primi uomini dell’umani-
tà» (p. 10).
[A. Scogn.]
5. C
OSTA
Gustavo,
Celestini e Inquisitori:
Galiani, la Bibbia e la cultura napoletana
,
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
128