denominazioni attribuite da Vico alla
nuova scienza: «teologia civile motivata
dalla provvidenza divina, filosofia del-
l’autorità e storia delle umane idee» (p.
132). Alla base, vi è il legame strettissimo
che lega la provvidenza alla vita sociale, e
dunque al concetto di ingegno, che lungi
dal costituire, secondo l’uso corrente del-
l’epoca, l’esibizione da parte delle autori-
tà ecclesiastiche di valori cristallizzati da
opporre alle tesi razionaliste riguardo
l’universo, il mondo e il governo degli
uomini, rappresenta invece per Vico «la
capacità umana di creare incessantemen-
te le condizioni di vita nella società» (p.
129). Guido segue i passaggi che condu-
cono Vico a vedere nell’uomo la capacità
di costruire prima finzioni geometriche e
algebriche, poi favole di idee e di eroi e
poi nuovamente di creare «grandezze
matematiche con cui interpretare l’uni-
verso e il mondo fisico» (p. 134). E il
mondo delle nazioni, che procede secon-
do «le singolarità del corso della storia»
riceve da Vico uno sguardo rivolto alle
«uniformità delle umane idee relative alle
utilità e alle necessità, entrambe poste alla
base del diritto naturale delle genti primi-
tive» (p. 135). Ebbene, se è indiscutibile
che la riflessione metafisica «sia preposta
alla scoperta dell’originario pensiero
umano nato nel mondo barbaro […],
Vico affermò che da sola la riflessione
metafisica non è capace di attingere
l’evento storico originario del mondo
civile, per cui è indispensabile la ricerca
filologica, muovendo da dove i primitivi
cominciarono a pensare umanamente»
(p. 137). Dunque, solo «l’unione delle
forze filosofiche e filologiche rende possi-
bile lo svelamento del contenuto sopito
del linguaggio degli antichi che passò per
successive alterazioni attraverso le tra-
sformazioni linguistiche» (p. 138). Nel
suo complesso dunque, scrive Guido,
«per Vico le età storiche anteriori all’età
degli uomini si configurano come l’ap-
prendistato della ragione che avrebbe
condotto le genti a celebrare i governi
umani, i quali devono essere conservati
con giustizia. La difesa delle istituzioni
umane regolate dalla ragione si pone a
fondamento di una nuova soggettività,
propria dei tempi moderni, che delega
all’individuo quel potere su se stesso con
cui ciascuno esprime liberamente l’ideale
della ragione: la concordia tra gli uomini
e le nazioni».
[A. S.]
12. G
UIDO
Humberto,
Vico
, in
Os
Filósofos. Clássicos da Filosofia
, vol. I «De
Sócrates a Rousseau», a cura di
R. Pecoraro, Petrópolis RJ, Editora
Vozes, 2008, pp. 313-336.
In questa interessante raccolta di
selezionati profili di pensatori antichi e
moderni la breve ma densa sezione su
Vico si colloca dopo le pagine dedicate a
Locke, tra Leibniz e Hume. E il tema
della collocazione storica del filosofo
napoletano è uno degli assi centrali della
presentazione di Humberto Guido, at-
tento a ricostruire, in acuta sintesi, «o
filósofo e o seu tempo», analizzando gli
interessi della cultura napoletana tra
Seicento e Settecento, dominata «[…] pe
los embates entre conservadores e inova-
dores, um prolongamento da querela dos
antigos e modernos que no Renascimento
se limitava à literatura e que durante os
Seiscentos passou a abarcar a esfera cien-
tífica» (p. 313). Questa lettura consente
di richiamare protagonisti e problemi tra
scienza e filosofia a cominciare da Galileo
e dal galileismo nell’Italia e nella Napoli
del Vico (secondo un’impostazione ben
nota in Italia grazie ai contributi fonda-
mentali di Badaloni); consente, altresì, di
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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