sottolineare il senso del ritorno degli anti-
chi modelli (
in primis
, di Platone,
Epicuro e Lucrezio), opposti ai moderni
Hobbes, Spinoza e agli ‘ateisti’ napoleta-
ni in un clima tipico di ‘ecletismo’ cultu-
rale che appare al Guido sintetizzare la
pluralità delle esperienze culturali in
gioco, irriducibili al meccanicismo e al
cartesianesimo. Lo attestano le scelte del
filosofo napoletano, sintonizzate sui con-
tenuti della cultura barocca: «Vico rece-
beu a influência do barocco em contraste
com a tendência do Século das Luzes que
adotava o cânone cartesiano de clareza e
distinção. O estilo barocco se mostrava
em consonância com o ecletismo napoli-
tano, permitindo que aquela cidade se
destacasse no período de refluxo da cul-
tura italiana que, depois de Galileu
Galilei, deixaria de ser o centro propaga-
dor de novas idéias, por força da reação
católica à Reforma religiosa» (p. 314).
Vico può, allora, essere considerato il
rappresentante di un illuminismo, impe-
gnato a rivalutare l’eredità dell’umanesi-
mo europeo e a riabilitare gli
studia huma-
nitatis
, filosoficamente ripensati con statu-
to scientifico circa il «conhecimento […]
das origens do mundo civil». Così si inti-
tola il paragrafo dedicato alla
Scienza
nuova
e a due principali direzioni specu-
lative: la prima tesa a ripensare la «con-
cepção tradicional de História e de
Metafisica», la seconda, fondata sulla
proposta di una storia «definida como
metafisica da mente humana» (p. 315). In
essa maturano i contrasti e, insieme, le
acquisizioni del modello machiavelliano
della storia come «propedeutica morale»
e ampio «repertorio di situazioni» (
ibid
.)
che Vico sviluppa in autonomia, enfatiz-
zando il significato filosofico di un «voca-
bolario mentale comune» in grado di
oltrepassare l’astratto scientismo della
prima età moderna e il relativo «scettici-
smo» con «novos valores sociais» nel-
l’economia e nella politica, nella religione
e nel diritto (p. 316). A quest’ultimo
ambito sono dedicate osservazioni acute
e penetranti, quando mantengono alto il
confronto critico con le teorie neogiusna-
turalistiche della cultura vichiana (innan-
zitutto con Grozio dopo il giusnaturali-
smo classico, medievale e tomistico),
guardando alle proposte del filosofo del
Diritto universale
sulla lingua antica della
religione e del diritto e le successive inter-
pretazioni nelle
Scienze Nuove
, fino all’ul-
tima, quando «para adentrar a sabedoria
poética que conservou os princípios da
vida em sociedade durante a barbárie»
(p. 318). Si tratta di un motivo che, a giu-
dizio del Guido, si sviluppa su coordina-
te già presenti nel libro II del
Diritto uni-
versale
(di cui si offrono brani significati-
vi in appendice, pp. 327-334), favorendo
la comprensione della vichiana «nova
arte crítica», dell’originale sintesi di filo-
logia e filosofia, riferita al mondo del
cer-
tum
, delle «necessidades e utilidades
humanas da vida sociável» (p. 320) e del-
la «Provvedenza Divina», intesa «como o
movimento dialético da história», una
«força imanente que sustenta as ações
humanas, fazendo frutificar a racionali-
dade e a sociabilidade» (pp. 321-322).
Ma la presentazione di questi e di altri
temi del pensiero di Vico non si arresta al
compito, pur meritorio, di farne uno dei
grandi protagonisti della «investigação
social do seu tempo» (p. 320), da sottrar-
re alla fisionomia di pensatore di retro-
guardia o a quella non meno insoddisfa-
cente di filosofo solitario e incompreso,
destinato a precorrere Hegel, secondo la
nota tesi crociana (p. 321). Guido, infatti,
non si sottrae alla tentazione di definirne
l’«attualità» con un discorso che si riferi-
sce a Edmund Leach, studioso di Lévi-
Strauss, per evocarne la critica al materia-
lismo moderno. A questo si oppongono
la verità della «poesia do pensamento pri-
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