la della immaginazione ricostruttiva»,
necessaria a «comprendere le persone»
nella loro individualità e differenza (p.
19). Segue un’esposizione del carattere
sociale del linguaggio, fondato sul ‘senso
comune’, la quale, come la stessa analisi
della «idea di costruzione» in Vico e la
rilettura del suo concetto di ‘provviden-
za’ nel senso di un processo eccedente le
responsabilità individuali, i cui risultati
sono effetto di imprevedibili interazioni
tra le persone e nel tempo, accentua for-
temente le ‘anticipazioni’ in lui riconosci-
bili di tendenze di pensiero a venire. Vico
quindi anticipa Marx e Engels nel princi-
pio che «l’ordine delle idee deve seguire
quello delle istituzioni»; anticipa la
«etnometodologia di Harold Garfinkel e
la sociologia drammaturgica di Erving
Goffmann» nell’idea che noi si possa
conoscere molto di più dell’esperienza
umana di quanto non si possa conoscere
della natura non-umana (p. 15); anticipa
il concetto di comprensione di Dilthey e
il
Methodenstreit
neokantiano d’inizio
Novecento nell’idea già citata della «im-
maginazione ricostruttiva» (p. 19); antici-
pa Foucault nel principio «incredibil-
mente moderno che i modi condivisi
della comprensione costruiscono la for-
ma di quel che è ciò che viene compre-
so», nonché «presagisce recenti prospet-
tive riguardo alla relazione tra relazioni
sociali e risorse discorsive» (p. 21); antici-
pa, ancora, nell’idea di un «giudizio pre-
riflessivo», la fenomenologia e Wittgen-
stein, come pure gli «attuali lavori di
Harré e Shotter» (p.28). Segue una
discussione degli spunti che, secondo gli
Autori, possono essere utilmente mutuati
da Vico a vantaggio della pratica terapeu-
tica, come la consapevolezza «che ogni
senso comune assunto come dato di fatto,
o ogni narrazione che ci colpisce come
vera, non è che uno dei molti modi possi-
bili di mettere insieme il modo in cui
l’esperienza è o deve essere», donde l’in-
vito alla mossa terapeutica di fare spazio
ad altri significati possibili, mediante
«quel che filosofi successivi descriveran-
no come la ‘decostruzione’» dei significa-
ti «fossilizzati o feticizzati» (p. 26).
[L. P. C.]
15. L
UNGU
Gabriela
, Poetry: Primitive
Form of Language in the Philosophy of
Giambattista
Vico,
in
«Revista
Româneasc
a
pentru Educatie multidi-
mensional
a
» II (2010) 3, pp. 27-34.
Il saggio (in lingua rumena, nono-
stante il titolo in inglese) si sofferma sulle
tematiche del linguaggio e della poesia
nel pensiero di Vico e propone un’inter-
pretazione dei loro rapporti che fa centro
in particolare sulla prima età dell’umani-
tà. Qui, sottolinea l’A., tra linguaggio e
poesia vi è un rapporto di identità, fonda-
to sul carattere creativo e non denotativo
della parola. La poesia, in qualità di
primo linguaggio dell’uomo, è ciò
mediante cui egli crea il proprio mondo.
[L. P. C.]
16. M
ONTANO
Aniello,
Giambattista Vico
poeta dell’alba.
Napoli, Arte tipografica
editrice, 2008, pp. 12.
Questo raffinato e breve saggio di
Aniello Montano costituisce il testo della
prolusione per l’inaugurazione di una
mostra su Napoli e la sua storia organiz-
zata nel 2008 dall’Istituto Italiano per gli
Studi Filosofici. «Vico è ‘poeta dell’alba’
per quel suo tentare di capire l’individuo
‘nel suo momento sorgivo, quale è prima
di ogni sistemazione teorica, quale è nel
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