nenza della parola metaforica sulla ragione
astratta. L’A., passa poi ad investigare i testi
e i problemi filosofici che occuparono
Grassi per i successivi quarant’anni. Nel
secondo capitolo l’esegesi della riabilitazio-
ne filosofica grassiana dell’umanesimo
retorico va di pari passo con la correzione
dell’interpretazione dell’antiumanismo del
maestro che, per il filosofo milanese, sotto-
lineando la superiore funzione conoscitiva
della parola poetica come luogo di disve-
lamento dell’essere risulta consentanea
alla sua proposta di indicare nella logica
inventiva dell’umanesimo retorico rinasci-
mentale un’adeguata risposta all’ astratta
ragione e all’idealismo del razionalismo
moderno. Alla lettura heideggeriana del-
l’umanesimo quale semplice antropolo-
gia, Grassi contrappone lo storico compa-
rire dell’Essere nel e per il linguaggio poe-
tico come problema centrale dell’umane-
simo, almeno fino all’avvento del neopla-
tonismo che ne segna la fine.
L’A., nel terzo capitolo, scandaglia
alcuni dei problemi filosofici fondamen-
tali dell’umanesimo retorico rinascimen-
tale presenti nelle opere di Bruni, Valla,
Vives, Poliziano, dalle quali emerge la
funzione filosofica della facoltà immagi-
nativa ed ingegnosa delle mente umana,
riflessa nella capacità disvlelatrice della
metafora e della narrazione poetica, la
distinzione tra filosofia critica e filosofia
topica. «Este umanismo retórico estable-
ce un nuevo modo de filosofar noético no
‘metafisico’ (esencialista) que parte de la
palabra y no del ente, razón por la que los
humanistas (para primero diferenciarse
de los escolásticos y después de los racio-
nalistas), prefieren llamerse ‘gramáticos’,
o sea ‘filólogos’ en lugar de ‘filósofos’».
(p. 169).
Alla retorica intesa come mera arte di
persuadere, l’A., sulla scia di Grassi, con-
trappone la ragione poetica della tradi-
zione umanista italiana culminata nella
‘filosofia ingegnosa’ di Vico che come è
noto, a partire dagli anni Settanta del
secolo scorso, diviene centrale nella
riflessione del filosofo milanese, avviata
fin dal 1940, sulle origini del pensiero
moderno.
Vico opera una vera e propria inver-
sione della concezione metafisica tradi-
zionale con il rifiuto di concezioni filoso-
fiche aprioristiche fondate sugli enti di
ragione; il
verum-factum
vichiano, infatti,
trasforma completamente il concetto di
verità non più identificata con il processo
razionale ma con lo svelarsi del reale nella
storia. L’immaginazione rende il soggetto
capace di trarre la struttura dell’Essere
dal nascondimento per mezzo della meta-
fora realizzata dell’
ingenium
.
Per l’A., l’interpretazione grassiana
dell’umanesimo italiano e del pensiero
vichiano costituisce il punto di partenza
per superare, nella prospettiva di un
auspicabile ed auspicato ‘umanismo inte-
grale’, la distinzione e contrapposisizione
tra le scienze della natura e le cosiddette
scienze umane frutto della separazione
tra le parole e le cose nell’età della «bar-
barie della riflessione».
[R. M.]
20. V
ANZULLI
Marco, recensione a R.
C
APORALI
,
La tenerezza e la barbarie.
Studi su Vico
(Napoli, Liguori, 2006), in
«Filosofia Politica» XXII (2008) 2, pp.
301-302.
AVVISATORE BIBLIOGRAFICO
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