RAFFAELE CARBONE
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Di fronte a questa deriva delle pratiche linguistico-sociali l’Oratoria-
no rivendica un uso più consapevole delle parole, un
ethos
del linguag-
gio. Nel
XII Éclaircissement
della
Recherche de la vérité
egli ricorda che
… la maggior parte degli uomini parla liberamente di ogni cosa senza darsi da
fare per esaminare se i termini di cui si servono hanno un significato chiaro ed
esatto
40
.
Nel
Traité de morale
ritroviamo questa esigenza di chiarificazione
dei nostri discorsi comuni:
Ma ciascuno deve compiacersi nell’attribuire, se gli è possibile, idee chiare ai
discorsi ordinari [
d’attacher … des idées claires aux discours ordinaires
], poiché
ci sono poche occupazioni più piacevoli, più adatte a liberarci dai nostri pre-
giudizi e a darci quella libertà di spirito di cui parlo qui
41
.
Per essere più precisi, Malebranche indica due operazioni stretta-
mente legate l’una all’altra. In primo luogo occorre operare un’analisi
del linguaggio ordinario, smantellare i pregiudizi comuni, rendersi con-
to della forza delle parole, dei discorsi, del linguaggio dell’immagina-
zione. Infatti, il linguaggio, che resta un dato storico connesso all’uma-
nità decaduta
42
, può facilmente trasformarsi in un nido di ciarle e cica-
lecci, può fecondare il propagarsi delle visioni dell’immaginazione e
veicolare la diffusione della superstizione secondo due linee direttrici:
la forza retorica di colui che racconta i suoi sogni, fantasmi o allucina-
zioni attingendo a tutte le possibili risorse della lingua capaci di persua-
dere e ammaliare gli ascoltatori; le conversazioni di coloro che subisco-
no l’incanto di una narrazione, i quali alimentano la loro persuasione
convincendosi l’uno con l’altro
43
. In secondo luogo Malebranche invita
40
RV
,
Éclaircissement XII
,
OC
III, 179;
Œuvres
, I, p. 948.
41
TM
, I, ch. VI, § VIII,
OC
XI, 74;
Œuvres
, II, p. 475.
42
RV
, III, II, I, § I,
OC
I, 415-416;
Œuvres
, I, p. 322 (tr. it. cit., p. 305). Sullo sta-
tuto del linguaggio in Malebranche, oltre al già citato articolo di Dreyfus, si vedano A.
R
OBINET
,
Le langage à l’Âge classique
, Paris, 1978, pp. 163-167 e G. R
ODIS
-L
EWIS
,
L’anthropologie cartésienne
, Paris, 1990, pp. 243-245.
43
Si consideri l’esempio del pastore che, con l’immaginazione eccitata dal vino, rac-
conta dopo cena a sua moglie e ai suoi bambini le avventure di un sabba al quale crede
di aver assistito. La sua eloquenza naturale, il tono forte e vivace con cui parla di quel
che gli è accaduto, la disposizione all’ascolto della sua famiglia nell’apprendere una
vicenda così inaudita, la sua autorità nel contesto domestico («C’est un mari, c’est un
pére qui parle de ce qu’il a vu, de ce qu’il a fait: on l’aime, et on le respecte: pourquoi
1...,18,19,20,21,22,23,24,25,26,27 29,30,31,32,33,34,35,36,37,38,...152