GENESI E DECADENZA DEL LINGUAGGIO
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i suoi lettori a rientrare in se stessi per consultare la verità, la Ragione
universale, che è in Dio e coincide con la seconda persona della Trinità.
L’accesso alla verità può procedere peraltro attraverso una conversazio-
ne condotta da un maestro esperto, a condizione che tale conversazio-
ne sia da preludio ad una meditazione silenziosa
44
.
A questo punto vorrei provare a delucidare alcuni passi in cui appa-
re il sintagma «consultare la Ragione»
45
. È bene comunque ricordare in
via preliminare che molteplici sono i contesti argomentativi e semantici
in cui Malebranche fa uso del termine ‘consultare’: talvolta, ad esempio,
ricorre ad espressioni come «ceux qui consultent leurs anciennes opi-
nions»
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oppure impiega il termine ‘consultare’ in riferimento al senti-
mento interiore che abbiamo di ciò che accade in noi stessi
47
. Tuttavia,
ne le croirait-on pas?»), la ripetizione della stessa storia in giorni diversi producono un
contagio di questa visione immaginaria: «voilà donc des sorciers achevés, que le pâtre
a faits, et ils en feront un jour beaucoup d’autres, si ayant l’imagination forte et vive, la
crainte ne l’empêche pas de conter de pareilles histoires» (
RV
, II, III, VI, § I,
OC
I,
371-372;
Œuvres
, I, pp. 285-286; tr. it. cit., pp. 270-271).
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Come scrive Robinet, «l’essentiel de cet apprentissage est de renoncer au langage
de commerce, puis au langage des érudits, pour n’écouter que le Verbe dont les expres-
sions simples touchent directement par leur vérité» (A. R
OBINET
,
Le langage à l’Âge
classique
, cit., p. 165). Tutti i discorsi gratuiti che non hanno alcuna finalità di conos-
cenza sono agli antipodi della conversazione che conduce gli interlocutori alla verità,
che mette in contatto la mente con il Verbo (cfr. a riguardo J. C
ROIZER
,
Les Voies de son
Maître. À propos des Conversations chrétiennes de Malebranche
, in «Communications»
XXX, 1979, pp. 223-234, in partic. pp. 232-234).
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L’accezione malebranchiana del termine « consultare » si ritrova in Agostino,
autore – com’è noto – molto caro all’Oratoriano. Nel
De Magistro
Agostino spiega che
tutte le volte che comprendiamo qualcosa non ci rivolgiamo a chi parla con una voce
che risuona dall’esterno, ma consultiamo la verità che presiede interiormente la stessa
mente: «De universis autem, quae intellegimus, non loquentem, qui personat foris, sed
intus ipsi menti praesidentem consulimus veritatem, verbis fortasse ut consulamus
admoniti» (A
GOSTINO
,
De magistro/Il Maestro
, XI, § 38, tr. it. in I
D
.,
Tutti i dialoghi
,
introd. generale, presentazione ai dialoghi e note di G. Catapano, Milano, 2006, pp.
1740-1741). A riguardo si vedano anche
Le confessioni
: «Veritas, ubique praesidet
omnibus consulentibus te, simulque respondes omnibus etiam diversa consulentibus
[Tu, la Verità, siedi alto sopra tutti coloro che ti consultano e rispondi contemporanea-
mente a tutti coloro che ti consultano anche su cose diverse]» (I
D
.,
Le confessioni
, a
cura di M. Bettetini, tr. it. C. Carena, Torino, 2002, Libro X, XXVI, § 37, pp. 375-376).
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N. M
ALEBRANCHE
,
Préface des Éclaircissements sur la Recherche de la vérité
, in
Œuvres
, cit., I, p. 790.
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«Car la volonté n’étant, pour ainsi dire, que le mouvement que Dieu donne sans
cesse à l’ame pour le bien; sous quelque forme particuliere que le bien se découvre à
elle, ce mouvement l’y transporte. Le sentiment interieur que nous avons de ce qui se
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