GENESI E DECADENZA DEL LINGUAGGIO
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nella comunicazione intima e silenziosa con la stessa Ragione. Se il pen-
siero delle idee, l’ascolto della Parola divina precede e illumina il lavo-
ro tortuoso della scrittura e del discorso, sembra che persista un disli-
vello mai del tutto azzerabile tra l’uno e l’altro piano. Questa duplice
attività – consultare e ascoltare la Ragione – che ogni mente in princi-
pio potrebbe compiere testimonia allora la differenza tra la
Parola
(il
Verbo) e la
parola
delle menti finite che appare in tutta la sua evidenza
nella nostra dimensione mondana. Questo iato, questo salto ontologico
si esprime cioè nello squadernarsi temporale di ogni discorso. Quando
noi interroghiamo o consultiamo la Ragione con attenzione ed essa ci
risponde, queste risposte manifestano il fulgore dell’intemporale; tra-
scritte poi nel linguaggio umano, esse costituiscono l’espressione del-
l’intemporale, dell’eterno, del necessario, sul piano strutturato del pen-
siero e del discorso umano. A riguardo alcune considerazioni di Hans-
Georg Gadamer sul linguaggio nel pensiero occidentale, in particolare
in riferimento ad Agostino e Tommaso, potrebbero essere valide anche
per le tesi malebranchiane: se per un verso ci occorre del tempo per
pronunciare le nostre parole (si consideri sempre il caso in cui le paro-
le rappresentano le idee pure e i loro rapporti), nondimeno, per un
altro verso, la successione delle parole, l’articolazione del discorso, non
ha un’autentica natura temporale. La successione delle parole di una
frase esprime dal punto di vista della comunicazione umana lo spiega-
mento di certe connessioni tra le idee – si tratti di una verità metafisi-
co-matematica o di un principio morale – , ovvero una parte di quei
rapporti che articolano la regione delle verità metafisiche, scientifiche e
morali che si trova in Dio stesso. Il legame tra le parole – tra parole che
rappresentano idee pure e non modificazioni della nostra mente – che
si manifesta nel tempo che occorre al discorso per snodarsi esprime più
una relazione tra nozioni ideali che un rapporto temporale: si tratta –
ricorrendo alle formule di Gadamer – di un processo spirituale («
einem
geistigen Vorgang
»), di una
emanatio intellectualis
55
.
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«Esso [il pensiero umano] non pensa una cosa e poi un’altra in una fattuale suc-
cessione, il che significherebbe che esso stesso continuamente muta. Quando pensa una
cosa e poi un’altra, ciò vuol dire che esso sa quello che fa, il che significa che esso sa col-
legare l’una cosa con l’altra. In questo senso non si verifica un rapporto temporale, ma
un processo spirituale, una
emanatio intellectualis
» (H.-G. G
ADAMER
,
Verità e metodo
[
Hermeneutik I
,
Wahrheit und Methode. Grundzüge einer philosophischen Hermeneutik
,
Tübingen, 1965, III.2, p. 427], tr. it. G. Vattimo, Milano, 2004
3
, pp. 862-863).