«HISTORIA SINCERA»: ERMENEUTICA
DELL’IMMAGINAZIONE IN SPINOZA E VICO
Indecifrata e sola posso essere
nell’indistinta notte una preghiera
di bronzo o la sentenza che riassume
il gusto di una vita o di una sera
o il sogno di Chuang Tzu, che tu conosci,
o una data qualunque o una parabola
o un gran sovrano, adesso poche sillabe,
o l’universo o il tuo segreto nome
o quell’enigma che hai indagato invano
lungo il corso del tempo e dei suoi giorni.
Posso essere tutto. Lasciami nell’ombra.
J. L. Borges,
La moneta di ferro – Segni
1.
Fuori testo.
I nomi di Spinoza e Vico abitano i margini della
Grammatologia
. Il
primo ricorre nella prima parte dell’opera, laddove Derrida asserisce
che «le teologie infinitistiche sono sempre dei logocentrismi, siano o no
dei creazionismi. Spinoza stesso diceva dell’intelletto – o logos – che
esso era il modo infinito
immediato
della sostanza divina, chiamandola
anche suo figlio eterno nel
Breve Trattato
»
1
. Spinoza è qui la traccia che
1
J. D
ERRIDA
,
Della grammatologia
[
De la grammatologie
, Paris, 1967], tr. it. Milano,
1969, pp. 105-105. Cfr. B. S
PINOZA
,
Breve trattato,
tr. it., in I
D
.,
Opere,
a cura di
F. Mignini e O. Proietti, Milano, 2007, p. 128: «riguardo all’
intendere
nella cosa pen-
sante, questo, esattamente come il moto, è anch’esso un
figlio, opera o immediata crea-
tura di Dio,
creato pure lui da tutta l’eternità e permanente immutabile in tutta l’eter-
nità. Questa è la sua unica proprietà: intendere sempre tutto chiaramente e distinta-
mente; e da ciò nasce un infinito o perfettissimo godimento immutabile, poiché esso
non può omettere di fare ciò che fa». D’ora in poi, le citazioni dalle opere di Spinoza