ANDREA SANGIACOMO
46
espressione della ragione, del
logos,
può costituirsi solo negando
si
qual-
siasi tratto di scientificità propriamente detta, e proponendo
si
, al più,
in quanto
sapere di come sollecitare il testo,
sottraendolo all’imposizio-
ne logocentrica
10
.
Se si vuole davvero uscire dalla tradizione della violenza metafisica,
ciò che va abbandonato è dunque l’idea di una ragione universale, di
una lingua suo strumento, e di una verità eterna o presunta tale che
definisca i criteri ultimi e univoci di ogni sensatezza. Implica ciò un
abbandono
tout court
della ragione, di
ogni
forma di ragione? La
Grammatologia
è pur sempre una
scienza,
un
logos,
al cui interno, tut-
tavia, il problema non può che restare aperto e presentarsi come apo-
ria permanente: la ragione decostruttiva, decostruendo se stessa, non
può – a meno di non volersi tradire – tornare a riaffermarsi come eter-
namente valida
11
. Affermata l’universale infondatezza, non può essere
restaurato alcun fondamento universale.
Eppure, proprio dai testi di Spinoza e Vico
12
– dal cuore del pensie-
ro logocentrico moderno, stando alla ricostruzione derridiana
13
– emer-
ge una concezione della ragione capace di tener conto delle esigenze ora
esposte, ma pure in grado di fornire un paradigma alternativo del
logos,
in cui il suo mettersi
al centro
non equivale a un gesto di supremazia, ma
su nulla e non esercita da nessuna parte alcuna autorità. Essa non si annuncia con nes-
suna lettera maiuscola. Non solo non c’è regno della
différance
ma essa fomenta la sov-
versione del regno».
10
I
D
.,
Della grammatologia,
cit., p. 103: «rendere enigmatico ciò che si crede di
intendere sotto i nomi di prossimità, immediatezza, presenza […], ecco dunque l’inten-
zione ultima del presente saggio».
11
Per una panoramica generale sul tema e una ricognizione critica sugli studi spe-
cificamente connessi, cfr. S. R
EGAZZONI
,
La decostruzione del politico. Undici tesi su
Derrida,
Genova, 2006.
12
Per una ricostruzione storica delle possibili influenze e contatti tra Vico e il pen-
siero spinoziano cfr. E. G
IANCOTTI
,
Nota sulla diffusione della filosofia di Spinoza in
Italia,
in «Giornale critico della filosofia italiana» XLIII (1963) 3, pp. 339-362.
13
Sulle ragioni per cui risulta improprio ascrivere Spinoza
tout court
alla tradizio-
ne metafisica occidentale, almeno nella sua linea maggioritaria individuata già da
Heidegger nell’asse Cartesio-Leibniz-Hegel e in fondo condivisa dallo stesso Derrida,
cfr. V. M
ORFINO
,
L’epoca dell’immagine del mondo, evidenza o adeguazione,
in I
D
.,
Incursioni spinoziste,
Milano, 2002, pp. 195-210. Sull’anticartesianesimo che accomuna
Spinoza e Vico e che quindi di nuovo li propone come
critici
della modernità nonché
difensori di una visione alternativa della ragione, cfr. B. D
E
G
IOVANNI
,
‘Corpo’ e ‘ragio-
ne’ in Spinoza e Vico,
in
Divenire della ragione moderna,
a cura di G. Mazzacurati e
R. Esposito, Napoli, 1981, pp. 95-165.
1...,36,37,38,39,40,41,42,43,44,45 47,48,49,50,51,52,53,54,55,56,...152