«HISTORIA SINCERA»
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all’infinita discrezione dell’
equidistanza,
dell’
autolimitazione.
È anzi
proprio dalla disamina e dalla messa in dialogo dei due paradigmi erme-
neutici offerti da Spinoza e Vico che sarebbe forse possibile iniziare a
tracciare almeno i tratti essenziali di una
critica della ragione impura,
ossia una valutazione delle possibilità epistemiche e dei limiti struttura-
li di una ragione non considerata in sé sola come autosufficiente, ma
capace di
dedurre
le proprie categorie dall’immaginazione stessa.
2.
Critica della ragione impura: dialettica.
Se gli uomini potessero dirigere con fermo proposito tutte le loro vicende o se
la fortuna fosse sempre benigna nei loro confronti, non sarebbero preda di
alcuna superstizione. Ma spesso finiscono in situazioni così difficili da non
poter formulare nessun piano d’azione e, di solito, per amore dei beni incerti
della fortuna (che desiderano senza alcuna moderazione), oscillano misera-
mente tra la speranza e il timore: così il loro animo è, quasi sempre, totalmen-
te incline a credere qualunque cosa (TTP Pref., 1).
L’
incipit
del
Trattato teologico-politico
è significativamente aperto con
un periodo ipotetico dell’irrealtà: la superstizione non è un accidente
della natura umana, ma qualcosa in cui inevitabilmente essa precipita.
La difficoltà delle circostanze, l’incapacità di approntare un corretto
piano per affrontarle, insieme all’ignoranza che porta a perseguire beni
incerti, producono una costante oscillazione tra due passioni parimenti
tristi,
speranza e paura, l’azione congiunta delle quali fonda la supersti-
zione. Per Spinoza, proprio questo è il dominio della religione, il com-
pito della quale è rivolgersi all’uomo in quanto creatura passionale e,
parlando il linguaggio delle passioni, indurlo alla virtù. Là dove la dimo-
strazione non può aver forza, vale invece la
profezia,
l’espressione imma-
ginifica e affettiva della verità divina, capace di adattarsi tanto alla natu-
ra del profeta che a quella del suo uditorio, declinando secondo la sin-
golarità dei tempi e dei luoghi l’universalità del messaggio religioso.
Ora, scopo dell’opera è dimostrare la reciproca indipendenza di
ragione e religione, filosofia e teologia, e per conseguirlo è necessario
mostrare come da un lato non vi sia contrasto tra le due – in virtù del
quale l’una potrebbe pensare di negare l’altra –, ma nemmeno recipro-
ca riducibilità. Il cuore teorico ed epistemologico su cui si basa questa
distinzione riguarda la diversità intrinseca dei
modi di conoscenza
a cui
corrispondono la ragione da un lato e il sapere religioso dall’altro:
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