ANDREA SANGIACOMO
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i profeti percepivano le rivelazioni di Dio con il solo ausilio dell’immaginazio-
ne, ossia, mediante parole o immagini, vere o fantastiche. […] Per quali leggi
di natura ciò avvenne, confesso di ignorarlo (TTP1, 27)
14
.
La
mediatezza
è l’essenza della conoscenza immaginifica e anche la
radice della sua intrinseca inadeguatezza: conoscere qualcosa per
mezzo di altro significa poter conoscere solo quel tanto o quel poco che
l’altro lascia filtrare
15
. Il mezzo non è solo un tramite che consenta la
comunicazione, ma è anche un ostacolo che richiede un’apposita prati-
ca al fine di essere superato senza intralciare la vera comprensione
16
.
Questa pratica è l’
interpretazione,
il cui compito è, in ultimo, dissolve-
re il significante per giungere al significato, rendere trasparente l’opa-
cità del testo per consentire la visione più adeguata possibile di ciò di
cui il testo parla:
poiché i profeti percepirono le rivelazioni di Dio con l’ausilio dell’immagina-
zione, poterono percepire, non c’è dubbio, molte cose al di fuori dei limiti del-
l’intelletto. Si possono infatti comporre assai più idee a partire da parole e
immagini, che a partire da quelle sole nozioni e quei principi su cui si edifica
tutta la nostra conoscenza naturale (TTP1, 28).
L’immaginazione è intrinsecamente più ricca dell’intelletto appunto
perché essa implica una doppia conoscenza, quella del mezzo e quella
di ciò a cui quel mezzo porta
17
. Il mezzo stesso, tuttavia, può avere in
14
La celebre tripartizione fissata definitivamente in E2P40S2, non è ancora stabili-
ta – né in fondo strettamente necessaria – nel TTP. Sul tema, cfr. TTP5, 14, dove ricor-
re una distinzione semplificata tra conoscenza razionale ed empirica.
15
Sul tema cfr. TIE §19; KV2, 16 e 24; E2P40S2.
16
Sul ruolo che in tale contesto assume la figura di Cristo, ricorrente come model-
lo di un rapporto immediato con il divino in TTP2, 19; TTP4, 10; TTP5, 3, TTP7, 7,
cfr. N.O. B
ROWN
,
Philosophy and prophecy, Spinoza’s Hermeneutics
, in «Political theo-
ry» XIV (1986) 2, pp. 195-213. Si noti, su quest’ultimo punto, che l’immediatezza del
rapporto tra Dio e Cristo non costituisce la norma del rapporto con il divino, ma solo
uno dei suoi modi – corrispondente, dal punto di vista epistemologico, alla
scientia in-
tuitiva –
sicché il rilievo di Derrida citato in apertura è errato, in quanto semplifica la
visione spinoziana al punto da fornire un’immagine del tutto parziale (sulla marginali-
tà che Spinoza stesso attribuiva alla questione, cfr. B. S
PINOZA
,
Lettera di Spinoza a
Meijer, 26 Luglio 1663,
in I
D
.,
Opere
, cit., p. 1329).
17
Per una ricognizione esaustiva sul problema dell’immaginazione in Spinoza, cfr.
F. M
IGNINI
,
Ars imaginandi. Apparenza e rappresentazione in Spinoza,
Napoli, 1981. Sul
tema cfr. anche M. B
ERTRAND
,
Spinoza et l’imaginaire,
Paris, 1983; L. V
INCIGUERRA
,