ANDREA SANGIACOMO
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prenderli. D’altro canto, se il linguaggio religioso è eminentemente pas-
sionale e immaginativo, occorrerà piuttosto tener conto di tutto ciò a
cui passioni e immaginazioni sono sensibili, ossia i contesti ambientali,
culturali e storici che hanno influenzato di volta in volta i diversi auto-
ri. La lingua degli affetti parla di ciò che parla sempre mediatamente e
in modo incompleto: sta all’interprete ricostruire i retroscena che fac-
ciano riemergere che cosa ciascun autore poteva o non poteva aver
intenzione di comunicare, nonché perché scrivesse in un certo modo
ossia chi avrebbe potuto comprenderlo sentendo quel genere di discor-
si e che effetti avrebbe potuto suscitare.
L’
historia sincera
è appunto la ricostruzione di tale
con-testo,
rintrac-
ciata prescindendo da ogni ingerenza che giunga dall’esterno – ivi com-
prese le stesse esigenze della ragione di ritrovare le proprie verità in ciò
che legge –, sicché la regola generale dell’interpretazione della Scrittura
suona: «non attribuire a essa nessuna dottrina che non risulti con la
massima chiarezza dalla sua storia» (TTP7, 5). La storia stessa, in tal
senso, sarebbe lo sfondo oggettivamente accessibile o ricostruibile a
partire dal quale muovere
verso
il testo, sorprendendolo, per così dire,
alle spalle.
La complessità del problema ermeneutico viene risolta – cartesiana-
mente – scomponendola in momenti più semplici. Il primo, che porta
a redigere l’
historia
della Bibbia, implica giungere a conoscere «la natu-
ra e le caratteristiche tanto della lingua con cui furono scritti i libri della
Scrittura, quanto di quella parlata dagli autori di questi libri. Potremo
allora scoprire tutti i significati che una data frase ammetteva secondo
il consueto modo di parlare» (TTP7, 5). Occorre poi «raccogliere e
riassumere in capitoli generali tutte le sentenze di un dato libro, in
modo che si possa prontamente disporre di tutte le asserzioni su una
data cosa» (ivi). Infine, occorre «narrare le particolarità e le vicende di
tutti i libri profetici, dei quali ci è rimasta memoria, ossia la vita, i costu-
mi, le occupazioni dell’autore di ciascun libro». Se ne ricava uno sche-
ma piuttosto chiaro: tramite la conoscenza della lingua è possibile
dotarsi di strumenti
a priori
per comprendere i significati
letterali
delle
espressioni scritturali, a partire poi da un confronto incrociato dei testi,
è possibile ricavare definizioni delle singole cose o concetti ed eviden-
ziare quali risultano i passi più oscuri, infine mediante le conoscenze
del contesto storico-sociale è possibile attribuire a ogni espressione let-
terale il senso più appropriato in base alle circostanze per cui quel-
l’espressione poteva essere stata impiegata.
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